“La guerra di liberazione è cominciata”, titola stamattina il quotidiano libanese al Akbar, vicino agli Hezbollah e alla Repubblica islamica. E sotto la testata pubblica una mappa della regione del Golfo, indicando i “possibili obiettivi” americani dell’Iran. Secondo il quotidiano si tratterebbe della base aerea di Udayd in Qatar; di quella di Ali Salem in Kuwait; della base navale statunitense in Bahrain; di quella aerea di Dhafra negli Emirati Arabi Uniti.
L’Iran ha “schiaffeggiato” gli Stati Uniti “in faccia” con l’attacco missilistico balistico avvenuto all’alba di oggi contro la base americana in Iraq. Queste sono le prime parole del leader supremo iraniano Ali Khamenei.
Ma è chiaro che l’Iran non si fermerà a un solo schiaffo: l’operazione, denominata “Soleimani martire”, è stata appena avviata.
Il ministro della Difesa Amir Hatami si esprime poco dopo da Teheran: “Le prossime risposte” contro gli Stati Uniti “saranno proporzionate a quello che faranno” loro. E aggiunge che “Trump ha trasformato l’amministrazione Usa in un governo terroristico”.
“Gli attacchi missilistici alle basi Usa sono stati il primo passo e l’Iran non perderà un secondo ad attaccare ogni aggressore”. È la dichiarazione del portavoce delle Guardie della rivoluzione islamica Ramezan Sharif. “La Repubblica islamica e i combattenti del Fronte della Resistenza” nella regione seguiranno il “cammino” tracciato da Soleimani.
Il presidente iraniano Hassan Rohani scrive su Twitter che “Il generale Soleimani ha combattuto eroicamente contro l’Isis, al-Nusra, al-Qaeda e altri. Se non fosse stato per la sua guerra al terrorismo, le capitali europee sarebbero ora in grande pericolo” e aggiunge: “La nostra risposta finale alla sua uccisione consisterà nel cacciare tutte le forze Usa dalla regione”.
Proprio con questo obiettivo, secondo quanto riportato dagli Hezbollah libanesi, nei prossimi giorni si terrà a Teheran una riunione con gli alti rappresentanti dei movimenti politici e dei gruppi armati arabi filo-iraniani sparsi in tutto Medio Oriente, per unire le forze contro “l’occupazione americana nella regione”.
E questa regione comprende anche l’Iraq. Infatti l’annuncio, da parte del primo ministro iracheno, di essere stato informato tramite una notifica inviata al suo ufficio di un attacco iraniano imminente contro gli americani sul suo territorio prima che avvenisse, rafforza l’alleanza tra i due paesi.