NEW YORK – Un voto seguito da un lungo applauso. Per la prima volta – e dopo quasi 6 mesi di guerra – l’Onu approva la bozza di risoluzione per un immediato cessate il fuoco a Gaza. Una misura che arriva soprattutto grazie all’astensione degli Usa in Consiglio di sicurezza. La decisione, però, fa infuriare il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Secondo Haaretz, Israele – dopo aver comunicato di ritirare definitivamente la propria delegazione dalle trattative in corso a Doha su Gaza – avrebbe cambiato idea. Una parte della delegazione resta infatti in Qatar per continuare a discutere sulla posizione di Hamas in relazione al cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi. Gli Stati Uniti, intanto, giustificano l’astensione al voto, sottolineando che la propria posizione nei confronti di Israele non cambia e di non avere “alcun motivo di pensare che Israele ha commesso atti di genocidio a Gaza”. Ad affermarlo un funzionario americano.
Il voto dell’Onu
Dopo i precedenti tentativi – avvenuti nei mesi scorsi e bloccati dal veto di Usa, Cina e Russia – la mossa dell’Onu arriva anche grazie all’astensione degli Stati Uniti. In particolare, nel documento approvato con 14 voti a favore si chiede un “cessate il fuoco immediato per il Ramadan rispettato da tutte le parti e il rilascio immediato di tutti gli ostaggi”. La bozza prevede anche la garanzia dell’accesso umanitario per far fronte alle esigenze mediche e umanitarie.
L’ira di Israele
Tutti contenti. Tranne Israele. La reazione alla decisione degli Stati Uniti è stata furiosa e il mancato veto dell’alleato americano è stato giudicato come un “passo indietro”. In particolare, lo Stato ebraico protesta per il mancato riferimento a Hamas e la bozza non favorirebbe liberazione degli ostaggi ancora prigionieri nella Striscia. L’ira di Israele si concretizza poi nell’annullamento – da parte del premier Netanyahu – dell’invio di una delegazione che avrebbe dovuto recarsi a Washington per discutere dell’operazione militare a Rafah. Inoltre, dopo aver appreso che Hamas ha respinto la proposta di compomesso degli Stati Uniti, l’ufficio del premier israeliano ha ribadito che “Israele non si arrenderà alle richieste strampalate di Hamas e continuerà ad agire per raggiungere gli obiettivi di guerra”.
La risposta degli Usa
Gli Stati Uniti non ci stanno e rispediscono al mittente le accuse. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby ci tiene a precisare che l’astensione dal voto non cambia la politica statunitense. Washington fa inoltre sapere che gli Usa sono “molto delusi” dall’annullamento della visita della delegazione israeliana nella capitale. Adesso si attendono i risvolti effettivi della risoluzione.