Il ministro degli Affari europei Paolo Savona appariva disilluso qualche giorno fa durante un convegno. Citava Cossiga per dire che “L’economia è un grande imbroglio politico”. Erano solo le prime avvisaglie di una trasformazione in atto, un passo in più verso l’uscita dal governo. Oggi quelle ipotesi dimissioni prendono sempre più corpo dopo le indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera. “A questo punto non bisogna cambiare soltanto la manovra…”, avrebbe detto Savona. Uno scenario diverso, che ribalta totalmente le voci del “cigno nero” avanzate negli questi mesi.
Eppure Savona era lo stesso che aveva continuato a difendere le linee del governo e il Def a ottobre, dichiarando che “L’Unione europea tiene il pilota automatico in questa situazione e rischia di andare contro un iceberg”, in merito allo scontro tra governo e Bruxelles. E ancora in estate, quando il ministro Tria frenava sul reddito di cittadinanza mentre lui, intervenendo al consiglio dei ministri, lo apostrofava: “Professor Tria, che cosa dicono i suoi amici in Europa?”.
Ora invece il ministro per gli Affari europei è tra coloro che vorrebbero un passo indietro per evitare lo scontro con l’Unione europea. “Non si può più andare avanti così, non ha senso. E la manovra com’è non va più bene: è da riscrivere”, avrebbe detto nell’ultimo Consiglio dei ministri, persuaso che i tentativi di mediazione tra il premier italiano, Giuseppe Conte, e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, saranno un fiasco.
“Credimi, Matteo. Un conto è che certe cose le leggi sui giornali. Altre cose è sentirle dal diretto interessato. Per Savona, insomma, siamo al capolinea”, spiegava l’altro giorno uno dei ministri leghisti a Salvini in uno scambio intercettato e riportato sempre dal Corriere della Sera. E Salvini, gelido: “Lo so, ci ho parlato”.
Persone vicine a Savona giurano che abbia previsto per gennaio, quando ci saranno le aste Btp più importanti, il “momento più delicato” per l’Italia. In quel momento, così atteso, lui probabilmente non ci sarà.