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Intimidazioni ai politici, sindaci i più colpiti. Dal 1974 ad oggi uccisi 132

di Flavia Testorio03 Marzo 2015
03 Marzo 2015

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Dura la vita dei sindaci italiani. Sono i più minacciati tra i politici. A svelarlo le statistiche della commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali. Sono stati 870 i casi di minacce nel 2013 e 395 i nuovi episodi registrati soltanto nei primi quattro mesi del 2014. Ma il dato più preoccupante è un altro: su un totale di 1.265 (80 intimidazioni al mese, ovvero quasi tre al giorno) soltanto di 182 episodi si è riusciti a scoprire chi fosse l’autore o il mandante. In 40 anni sono stati 132 gli amministratori locali uccisi. Tra loro tre donne. E a finire più spesso (nel 65% delle volte) nel mirino delle azioni minatorie sono stati i primi cittadini. Aggressioni fisiche, automobili incendiate e pacchi esplosivi per un totale di 446 episodi.

Le regioni più colpite da questo fenomeno sono state nel 63% dei casi quelle del Sud: Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna. Salva soltanto la Valle d’Aosta che, stando ai dati della commissione, non ha mai riscontrato problemi di questo tipo all’interno in una delle sue Giunte comunali. A detenere il primato delle intimidazioni più gravi è la Puglia: auto incendiate (nel 23% dei casi), incendi di beni privati (22%), utilizzo di armi da fuoco (38%) e di ordigni esplosivi (55%). Mentre la Campania “vince” per le aggressioni fisiche (21%).

Ma la commissione ci tiene a precisare: ”Il ruolo di amministratore nel Sud e nelle Isole comporta certamente maggiori pericoli rispetto al resto del paese. Anche se non bisogna dimenticare che le ultime due vittime in ordine di tempo erano amministratori di realtà del nord Italia, Laura Prati, sindaco di Cardano al Campo in provincia di Varese e Alberto Musy consigliere comunale di Torino”. Ed è proprio Torino, tra le province del nord, ad aver registrato la più alta percentuale di minacce agli amministratori locali (4,4%). Tra i comuni del centro, invece, spiccano i dati di Roma (4%) e Napoli (5,3%).

Il fenomeno intimidatorio sta cambiando aspetto e si sta diffondendo su tutto il territorio. A cambiare sono anche le motivazioni: dopo le ragioni di mafia e i motivi economici, emergono sempre più preponderanti le minacce da parte del movimento antagonista, no tav e no terzo valico (prevalenti nel nord-ovest nel 76% dei casi). Ma quante di queste intimidazioni ottengono l’effetto desiderato? I dati della commissione d’inchiesta non potrebbero essere più incerti.

 Flavia Testorio

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