È lunedì il giorno in cui – per discutere l’offerta di Intesa San Paolo – si incontreranno i due restanti patti di sindacato di Ubi Banca, il sindacato azionisti Ubi Banca a cui aderiscono i soci storici bresciani, e il patto dei Mille, che raccoglie una rappresentanza di soci bergamaschi. Un incontro che arriva quattro giorni dopo che i membri del “Car” hanno definito “non concordata, ostile e irricevibile” la proposta dell’ad di Intesa San Paolo Carlo Messina.
Prima la proposta di acquisto, poi lo stop dei grandi azionisti di Ubi Banca. Così ha subito una battuta di arresto l’operazione che dovrebbe unire Intesa San Paolo e il quarto gruppo italiano. Un braccio di ferro, a cui però il primo gruppo nazionale sembra non voler cedere, tanto che il suo ceo ieri – rispondendo a una domanda di Bloomberg tv su un eventuale rilancio – ha escluso qualsiasi possibilità di aumentare il prezzo dell’offerta presentata lunedì scorso.
Una partita che potrebbe avere tempi lunghi: se infatti gli iter autorizzativi avranno esito positivo, per il mese di giugno sarebbe previsto l’avvio del periodo di adesione all’offerta. Ma l’operazione sembra essere in salita, perché secondo il Comitato azionista soci “Ubi è una banca sana, stabile, redditizia, ben gestita per competenze, risorse umane, competitiva e riconosciuta sul mercato di riferimento”. Ora gli azionisti si stanno dividendo tra chi vorrebbe cedere e chi no, e in base alla forza degli schieramenti che i due fronti riusciranno a mettere in campo si deciderà il futuro dell’azienda.
Insomma, la fusione tra il primo e il quarto gruppo bancario nazionale – che potrebbe dar vita al settimo polo europeo – verrà decisa nei prossimi mesi. Nel frattempo i correntisti – oltre agli azionisti – si chiedono cosa cambierà in concreto nel caso in cui l’operazione andasse in porto, fiduciosi delle parole dell’ad Messina, che ha promesso “tempestività dell’offerta di nuovi prodotti”.