ROMA – L’impatto dell’intelligenza artificiale nella professione del giornalista è un tema sempre più attuale, come messo in luce dal report “L’intelligenza artificiale nella professione giornalistica”, frutto della collaborazione tra l’Ordine nazionale dei giornalisti e l’Università Lumsa. Lo studio ha abbracciato un campione di 972 tra professionisti e pubblicisti, principalmente tra i 43 e i 58 anni, a cui è stato proposto un questionario nel periodo tra novembre 2024 e gennaio 2025, da cui è emerso che otto giornalisti italiani su dieci concordano sulla necessità di regolamentare l’uso dell’Intelligenza artificiale generativa e di garantire trasparenza, segnalando quando viene impiegata. La ricerca mira a valutare tre ambiti generali, oltre il profilo socio-demografico: il livello di familiarità e di utilizzo delle tecnologie di intelligenza artificiale da parte dei giornalisti italiani, i loro atteggiamenti, i benefici e i rischi che associano all’adozione dell’Ia e le attese in termini di formazione professionale.
Ia, conoscenza ancora poco radicata
In termini generali la conoscenza degli strumenti Ia rimane ancora poco radicata: la maggior parte dei giornalisti non li ha mai, o raramente, utilizzati. L’idea che il giornalismo debba mantenere il suo carattere investigativo e critico resta prevalente, con l’82% che considera il “vero” giornalista colui che si basa su ricerche di campo e verifica critica delle fonti.
Ma che fine faranno questi dati? L’obiettivo è creare un sito in continuo aggiornamento dal momento che il giornalista e l’intelligenza artificiale sono chiamati alla “convivenza” in futuro.