“Pensavo che la mia vita fosse finita e ora mi sento come se fossi nata di nuovo”. Si racconta così Gloria, rifugiata del Benin, che ora ha trovato lavoro in una multinazionale farmaceutica grazie a un progetto per profughi sostenuto da nove parrocchie di Roma, in collaborazione con la Caritas. “Ho ricevuto un aiuto sia per quanto riguarda la ricerca di un lavoro sia nello studio della lingua italiana” conclude.
Gloria è solo una delle tante persone che giungono in Europa in cerca di un futuro migliore. In Italia, secondo il Rapporto sulla Protezione Internazionale realizzato da Anci, Caritas italiana, Cittalia e UNHCR, nel 2016 il numero di migranti sbarcati sulle nostre coste ha raggiunto la quota di 181.436. Nel 2019 il numero di richiedenti asilo è aumentato del 24% rispetto al 2018. Secondo un report Istat, al 1° gennaio 2018 il numero dei permessi concessi per motivi di asilo e protezione umanitaria ha stabilito un nuovo record storico: oltre 101mila nuovi rilasci.
Tutti questi dati indicano la necessità di dare una risposta concreta ai bisogni primari di coloro che arrivano nel nostro Paese. La chiave è quella di un’integrazione guidata che offra servizi specifici e che permetta un inserimento graduale di queste persone all’interno della società. L’accompagnamento è la chiave di lettura per inquadrare il fenomeno e fornire le giuste soluzioni. Lo scopo non è semplicemente l’accoglienza fine a se stessa, ma l’integrazione.
Il percorso che porta all’integrazione però è spesso difficile. Non capita a tutti di essere fortunati come Gloria. “Le difficoltà maggiori dal punto di vista linguistico riguardano lo studio dell’alfabeto ma anche l’articolazione di alcuni fonemi” racconta Angela Petruzziello, iscritta alla Rete di volontariato Romaltruista. “A tutto ciò si aggiungono poi le barriere culturali. Chi decide di insegnare la lingua italiana agli stranieri deve dimostrare forti capacità empatiche”.
Fra barriere linguistiche e differenze culturali, molti dei migranti non riescono a integrarsi. Così, trovandosi soli e senza un futuro, spesso ricorrono a piccoli furti o al lavoro in nero per poter sopravvivere. Una situazione di emergenza, resa ancora più grave dal proliferare di episodi di razzismo. Un esempio è rappresentato dalle tensioni venutesi a creare lo scorso agosto a Rocca di Papa in seguito all’arrivo di cinquanta migranti al centro di accoglienza “Mondo migliore”.
Nel territorio laziale, a fare da argine a questi fenomeni di intolleranza promuovendo una corretta l’integrazione, operano circa 70 associazioni. Secondo l’Iref, l’Istituto di Ricerche Educative e Formative, tra queste figurano la Caritas di Roma e il Centro Astalli. Tutte sono specializzate nell’offrire diversi servizi di advocacy, intesi come appoggio alle politiche sociali e tutela dei diritti degli immigrati. Le aree di intervento di queste associazioni coprono cinque macro sezioni: accoglienza e orientamento ai servizi, consulenza e assistenza legale, assistenza medica, preparazione professionale e ricerca di occupazione.
Il lavoro è uno strumento fondamentale ai fini dell’integrazione delle persone. Però, la gran parte degli immigrati che arriva in Italia resta a lungo senza occupazione. Proprio per questo, nel corso degli anni, sono nati progetti volti all’inserimento degli immigranti nel mondo del lavoro: ascolto, stesura del curriculum vitae o corsi di italiano. La lingua, infatti, è la prima barriera con cui un immigrato si scontra nel quotidiano e che si ripercuote poi nell’ambito lavorativo.
L’Iref ha condotto un’indagine sulle associazioni che organizzano corsi d’italiano per migranti adulti nel territorio laziale. Dalla ricerca risulta che, nell’anno scolastico 2017-2018, gli iscritti registrati nelle 134 sedi di corso sono 12.387.
La Rete Scuolemigranti, gruppo di associazioni di volontariato del Lazio che organizza corsi gratuiti di italiano per migranti, tramite il proprio osservatorio, ha recensito tutte le associazioni che offrono questo tipo di corsi. A Roma, secondo i dati, sono attivi 94 corsi di lingua italiana. Gli enti che li organizzano sono sia pubblici che privati. Si tratta di cooperative sociali, come l’Apriti Sesamo, o le scuole statali. Tutte le associazioni ricevono finanziamenti grazie a bandi indetti da enti regionali, nazionali ed europei. Le gare hanno una scadenza annuale, mensile o semestrale e le quote vanno da poche centinaia di euro a cifre molto più alte. Inoltre tutte le Onlus ricevono un sostegno da parte dei privati.
“Prima ancora della costituzione formale della Rete Scuolemigranti – ha spiegato Paola Piva, coordinatrice del gruppo di associazioni – abbiamo avviato il monitoraggio degli iscritti ai corsi gestiti dalle associazioni e dalla scuola pubblica per adulti a Roma. Dai dati risulta che nel 2007 c’erano 11 associazioni con 6.411 iscritti. Oggi fanno parte di Scuolemigranti ben 88 organismi”.
Dal 2016, inoltre, è stata istituita dal ministero dell’Istruzione la classe di concorso A23, cioè quella relativa all’insegnamento della lingua italiana per studenti di lingua straniera. Si tratta di una risposta concreta dello Stato ai bisogni molteplici di chi si accosta all’apprendimento della nostra lingua.