Oggi l’Inps ha diffuso i dati dell’osservatorio sul precariato, sulle imprese e sulle prestazioni a sostegno della famiglia, evidenziando l’aumento di domande per la disoccupazione in ottobre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Per quanto riguarda il mondo del lavoro, a ottobre sono state presentate all’istituto di previdenza sociale 310.167 domande di disoccupazione, con un aumento dell’8,4% sullo stesso mese del 2017. Anche la tendenza, nei primi dieci mesi del 2018, è in netta crescita rispetto allo stesso periodo di tempo dell’anno precedente. L’avanzamento percentuale è del 6,3, con un totale di più di un milione e mezzo di domande presentate.
A novembre le imprese italiane hanno chiesto all’Inps più di 20 milioni di ore di cassa integrazione in più rispetto al mese di ottobre, con un aumento del 16,9%. A differenza del dato sulla disoccupazione vera e propria, il confronto con il 2017 vede un nettissimo calo: si parla del 38,13% in meno registrato nei primi undici mesi dell’anno.
Il lavoro è sempre più precario. Aumentano infatti di quasi il 28% i contratti a termine, mentre restano praticamente invariati (-0,48%) coloro che invece vengono assunti con un contratto a tempo indeterminato. I dati sulle imprese, rilevati nel 2017, e confrontati con il 2016 vedono un aumento dell’1,07 nel settore privato non agricolo, con un 3,7 in più di contratti attivi. Solo il 23% di queste aziende ha più di cinque dipendenti e superano le migliaia di unità solo 780 imprese.
L’aumento del 5,7% nei primi dieci mesi del 2018 delle assunzioni dei datori di lavoro è un altro dato rivelato dall’Inps, nonostante il 9,3 in più di cessazioni, che comunque mantiene il saldo positivo, anche grazie al boom di trasformazioni di contratti a tempo indeterminato, con un aumento considerevole del 65%.
Intanto il presidente dell’Inps Tito Boeri si è scagliato contro il provvedimento, presente nel maxi emendamento del Governo alla manovra finanziaria, sulle assunzioni nella pubblica amministrazione. “È un fatto gravissimo che mette l’Inps in difficoltà”. 1500 giovani dovranno attendere per essere assunti, mentre 4mila dipendenti potrebbero avere i requisiti per andare in pensione. La staffetta tra chi lascerà il lavoro e chi dovrebbe subentrare, ipotizzata dall’esecutivo, rischia di restare monca, secondo i vertici dell’istituto di previdenza sociale: “Quando i giovani entreranno, potrebbero non esserci più gli anziani che dovrebbero formarli”.