Nel processo alla Lazio chiesti 200mila euro di multa e l’inibizione di 13 mesi e dieci giorni per Claudio Lotito. Il procuratore capo della Figc, la Federazione Italiana Giuoco Calcio, ha presentato le dure richieste nei confronti della società, accusata di violazioni dei protocolli Covid. Per i due medici sociali Ivo Pulcini e Fabio Rodia la richiesta è stata di 16 mesi.
Le irregolarità imputate alla Lazio sono tre: la mancata comunicazione alla Asl degli otto tesserati positivi ai tamponi Uefa, un allenamento della squadra svolto consapevolmente con tre giocatori positivi (Immobile, Strakosha e Leiva) e il non rispetto dell’isolamento di dieci giorni per Immobile, utilizzato nella gara contro il Torino, e di Anderson, in panchina contro la Juventus. Violazioni che erano già costate il deferimento a Lotito e ai due medici e risalgono al periodo tra l’ottobre e il novembre scorso. In quei giorni la Lazio giocò le due partite di campionato citate e altre due in Champions League (contro Bruges e Zenit).
La strategia difensiva della società, secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, punterà su alcuni elementi. I vuoti normativi su chi sia il soggetto (tra società e laboratori) a dover mandare la comunicazione alle Asl, il fatto che il protocollo Covid non sia stato approvato dal Coni ma solo dalla Figc e la “non pericolosità” della positività riscontrata dal laboratorio Synlab. Un’altra lacuna su cui la Lazio presumibilmente premerà è quella della differenza di norme anti-Covid seguite in ambito Uefa con quelle della Federazione Italiana. Una differenza colmata solo il 18 novembre, a seguito dello scandalo, come confermato anche dal virologo Fabrizio Pregliasco. Tempistiche che gettano molte ombre sull’intera gestione italiana dell’emergenza sanitaria in ambito calcistico.