ROMA – I presunti contatti tra il sindaco di Bari Antonio Decaro e il fratello del boss Savino Parisi, Massimo – per un appoggio elettorale in cambio di posti di lavoro – non hanno trovato riscontro. L’archiviazione del procedimento è stata disposta dal Gip lo scorso ottobre, su una vicenda che farebbe riferimento a fatti risalenti ad almeno 14 anni.
Il 26 febbraio 2024 un blitz della Direzione distrettuale antimafia di Bari ha portato all’arresto di 130 persone tra cui la consigliera comunale Maria Carmen Lorusso, accusata di voto di scambio politico mafioso (eletta nel centrodestra e poi passata in maggioranza).
Secondo gli atti d’indagine il sistema sarebbe stato gestito da suo marito Giacomo Olivieri per procurarsi voti dai clan per la candidatura della moglie a sostegno del candidato sindaco della coalizione di centrodestra Pasquale Di Rella prima per le Primarie del febbraio 2019 e poi per le amministrative avvenute nel mese di maggio. Il sindaco di Bari ha sempre sostenuto di non esser mai sceso a patti con la criminalità organizzata per farsi eleggere: “Ho contribuito con i magistrati a liberare la città dai clan e vivo sotto scorta da nove anni”, ha detto Antonio Decaro ai microfoni di Rtl 102.5. Il membro della commissione parlamentare antimafia Giovanni Maiorano è ritornato sulle dichiarazioni del primo cittadino “Un atto di guerra verso il comune di Bari” precisando come invece sia una: “Verifica doverosa prevista dal Testo unico sugli enti locali”, ha detto il deputato di Fratelli d’Italia.
L‘Antimafia indaga per voto di scambio alle amministrative del 2019 e ipotizza l’infiltrazione dei clan cittadini anche nell’Amtab, la municipalizzata del trasporto urbano. A un mese dagli arresti, avvenuti il 26 febbraio, il Viminale ha nominato una commissione che possa valutare le eventuali infiltrazioni mafiose. La prima relazione dovrebbe arrivare intorno al 18 giugno, dopo il primo turno per le Comunali e durante la campagna per un eventuale ballottaggio con Decaro.