L’industria è immobile. Secondo quanto rilevato dall’Istat, a novembre il fatturato del settore secondario, al netto dei fattori stagionali, è rimasto invariato rispetto a ottobre. Sul dato, che segue due incrementi consecutivi, pesa “l’indebolimento della domanda estera”. Su base annua, infatti, i ricavi sono tornati positivi, nonostante la crescita non sia andata oltre lo 0,1%: l’incremento c’è stato solo sul mercato interno (0,6%), mentre su quello estero si è subito un calo dell’1,2%.
Gli ordinativi registrano, inoltre, che sempre nel mese di novembre una flessione congiunturale dello 0,3% “riflette un modesto risultato positivo delle commesse provenienti dal mercato interno (+0,1%) e un calo di quelle provenienti dall’estero (-0,7%)”. Nel 2019, le commesse perdono però il 4,3%, con riduzioni sui due mercati: quella estera è più marcata rispetto a quella nazionale (-2,2% contro il -7,3%).
Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, gli indici del fatturato segnano un aumento solo per i beni strumentali (+1,6%), i beni di consumo scendono dello 0,2%, i beni intermedi dello 0,7% e l’energia, addirittura del 2,9%. Con attenzione ai diversi settori, l’Istat fa notare come l’aumento maggiore si sia registrato per i macchinari (+9,1%), mentre quello più marcato verso il basso si rileva per l’industria delle apparecchiature elettriche e non (-25,7%).
Per quanto concerne il bilancio dei primi undici mesi dell’anno appena trascorso, questo è negativo sia per il fatturato, sia per gli ordini dell’intera industria italiana. Nel periodo che va da gennaio a novembre, le vendite hanno perso lo 0,2% in termini tendenziali, corretto per gli effetti del calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di novembre 2018). Rispetto, quindi, al 2018, si prospetta un rallentamento: i ricavi avevano infatti segnato un rialzo del 2,4% e per gli ordinativi dell’1,9%.