Una storia mai scritta prima. Due uomini vestiti di bianco che si guardano negli occhi e, incuranti del ruolo che ricoprono, si lasciano andare ad un abbraccio fraterno nell’eliporto di Castel Gandolfo. La tenerezza di quell’abbraccio tra il Papa emerito, Benedetto XVI, e il Papa regnante, Francesco, che ha voluto incontrare il suo predecessore, ha fatto il giro del mondo perché, appena due mesi fa, quest’immagine sarebbe stata impensabile.
Due uomini che non hanno bisogno di troppe parole perché conoscono a vicenda il carico del ministero petrino, piuttosto, riempiono il tempo a loro disposizione di gesti significativi che parlano da sé. Il vigore dell’abbraccio di Papa Francesco che avvolge la figura fragile e debilitata di Ratzinger è il simbolo di una sorta di passaggio di consegne. Papa Francesco si affida a Benedetto XVI nella certezza che la sua preghiera lo guiderà; a sua volta il Papa emerito si affida a Bergoglio, o meglio, gli affida la Chiesa.
Poi la preghiera comune nella cappella del Palazzo Apostolico, dove Ratzinger indica a Bergoglio di prendere posto sull’inginocchiatoio d’onore riservato per lui. Ma il Papa, in risposta, gli dice «siamo fratelli» e, tenendogli la mano, lo guida a sedersi accanto a sé in uno dei banchi. Si raccolgono in preghiera sotto lo sguardo della Madonna di Czestochowa posta sulla parete dell’altare.
È evidente la commozione del Papa emerito quando Francesco, inciampando tra il “tu” e il “lei”, in segno di gratitudine gli dona l’icona della Madonna dell’umiltà: «Ho pensato subito a lei -dice Beroglio- per i tanti esempi di umiltà che ci ha dato durante il suo pontificato». E Ratzinger, con tutta la forza che ha, gli ha stretto la mano continuando a ripetere «Grazie! Grazie! Grazie!».
L’incontro è andato avanti con un colloquio privato in italiano di 45 minuti del quale, ovviamente, non si sa nulla. Poi è proseguito durante il pranzo alla presenza di Georg Ganswein, segretario personale di Ratzinger e prefetto della Casa Pontificia, e di Alfred Xuereb, segretario di Papa Francesco.
Nella piccola piazza di Castel Gandolfo, intanto, migliaia di persone giunte dai Castelli, da Roma, dai paesi limitrofi e qualcuno anche dall’estero, ha aspettato per ore che i due papi si affacciassero dal balcone principale del Palazzo Apostolico per immortalare l’incontro memorabile e poter dire di esserci stati. «Francesco! Benedetto!» ha urlato per ore la folla, guardando continuamente verso la finestra quasi come se, il loro grido, potesse convincere i due papi ad un fuori programma. Ma alle 13.00 del pomeriggio ad uscire dal portone che la sera del 28 febbraio ha sancito la fine del pontificato di Benedetto XVI, è stato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, che ha improvvisato una conferenza per raccontare ai giornalisti e ai fedeli i momenti salienti dell’incontro. La folla ha aspettato e sperato fino all’ultimo ma, alle 14.42, ha solo potuto applaudire l’elicottero bianco del Papa che, sorvolando Castel Gandolfo, ha riportato il Pontefice nella Città del Vaticano.
Questa mattinata epocale è stato l’ultimo impegno di Papa Bergoglio prima delle celebrazioni della Settimana Santa aperte ieri dalla Messa della Domenica delle Palme.
Gioia, croce, giovani le tre parole chiave della sua omelia, come una sorta di promemoria per essere breve e comprensibile a tutti. Gioia, anzi, “joia”, come lo porta a pronunciare la sua cadenza argentina, è la parola sulla quale ha insistito maggiormente per evidenziare il forte nesso esistente tra questo stato d’animo e il cristianesimo.
250mila i fedeli presenti ma ieri il Papa ha mostrato un’attenzione particolare nei confronti dei giovani in prospettiva della Giornata Mondiale della Gioventù che il prossimo luglio si svolgerà a Rio de Janeiro:«Voi avete una parte importante nella festa della fede! Voi ci portate la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre, un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni!». E, ancora più incisivo: «Con Cristo il cuore non invecchia mai!». Infine, ha tenuto a sottolineare la volontà di mettersi in cammino con i giovani sulle orme del beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, augurando loro «buon cammino verso la GMG» in tedesco, francese, inglese, spagnolo e polacco.
Francesca Polacco