La scuola è il primo fondamentale strumento per garantire ai minori stranieri che arrivano nel nostro paese prospettive economiche e sociali per il loro futuro. Sfida cruciale per rendere possibile tutto ciò è l’integrazione di bambini e ragazzi di cittadinanza straniera.
Due dei grandi limiti all’integrazione sono le barriere linguistiche e culturali, che possono ostacolare il processo di apprendimento, e le difficili condizioni economiche della famiglia di origine: secondo il rapporto di Openpolis, il 29% delle famiglie di stranieri vive in povertà assoluta e questo crea difficoltà e disuguaglianze nei percorsi scolastici e di integrazione.
Tra i fenomeni più preoccupanti, l’inserimento in ritardo nel sistema scolastico. I minori immigrati in Italia vengono di solito inseriti in una classe inferiore alla propria età per rendere più facile il primo approccio con la lingua. Però spesso la scuola non riesce a colmare il divario di apprendimento iniziale. Tendenza confermata da Openpolis, secondo cui la percentuale di alunni stranieri in ritardo raggiunge il livello più alto, 58,2%, tra gli iscritti alla scuola secondaria di II grado.
Il ritardo porta solitamente all’insuccesso scolastico, alla scelta di corsi di studi brevi e all’abbandono precoce della scuola. Dopo anni in cui sembrava che la situazione fosse migliorata, l’abbandono è aumentato per tutti i ragazzi nel nostro paese, passando dal 13,8% nel 2016 al 14,5% nel 2018.
Secondo i dati Openpolis 2017, in Italia il 9,7% degli alunni è di cittadinanza non italiana. Le regioni del mezzogiorno hanno una percentuale di alunni stranieri nelle scuole statali inferiore alla media, mentre le regioni del centro e del nord superano il dato nazionale, guidate dall’Emilia Romagna con il 16,1% degli alunni con cittadinanza non italiana. Questo perché il centro e il nord Italia offrono alle famiglie maggiori opportunità economiche rispetto al sud.