Un altro incidente sul lavoro e un altro morto. Ieri un operaio di 19 anni, Luca Lecci, è rimasto incastrato nel tornio dell’azienda dei suoi genitori, la Elettrotecnica Lg, a Rovato nel bresciano. È deceduto nella notte agli Spedali di Brescia, dove era stato ricoverato in gravissime condizioni.
Secondo le prime ricostruzioni, il maglione del ragazzo si sarebbe impigliato nel macchinario, che lo ha trascinato. Il padre, Fontano Lecci, ha assistito alla scena ma non è riuscito a fermare il tornio. È stato lui a chiamare i soccorsi.
È il secondo incidente sul lavoro al Nord in due giorni. Ancora fresco è il dolore per la morte per intossicazione da gas dei tre operai della Lamina spa, azienda metalmeccanica di Milano, mentre venivano eseguiti dei lavori di manutenzione nel forno dove si riscaldavano i rotoli di acciaio. Sono passati solo due giorni dall’accaduto. Le condizioni di Giancarlo Barbieri, 62 anni, risultano essere ancora critiche.
Le indagini hanno portato a una prima certezza: i dispositivi di allarme per segnalare la fuoriuscita di gas non hanno suonato. Questa sarebbe la ragione per cui l’elettricista Marco Santamaria, 43 anni, e il responsabile di produzione Arrigo Barbieri, 58, due operai esperti, sono entrati nella “botola della morte” dove un killer silenzioso li attendeva. Azoto e metano (che è inodore) avevano già riempito la fossa e hanno stordito i due dipendenti. A catena sono precipitati nel forno anche il 49enne Giuseppe Setzu, che ha perso la vita nel tentativo di salvare i suoi colleghi, e Giancarlo. Forse l’allarme, che deve essere acceso quando i macchinari sono in funzione, era stato staccato per la durata dell’intervento nel forno per un eccesso di sicurezza, risultato poi letale.
Secondo i dati registrati dall’Inail, Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, nei primi 11 mesi del 2017 ci sono state 952 denunce di infortuni mortali. La prima causa rimane il mancato rispetto delle norme di sicurezza.