Brutta inversione di rotta per Eni a Piazza Affari. La notizia dell’inchiesta, avviata ieri dalla Procura di Milano, sull’Ad Paolo Scaroni, indagato per corruzione internazionale, si ripercuote sul mercato della Borsa. L’inchiesta riguarda una maxi tangente di 197 milioni di euro che sarebbero stati versati da Scaroni per alcuni appalti nel paese africano. Ma mentre società e Ad si dichiarano “completamente estranei alla vicenda”, dalle indagini spunta fuori una commessa di 11 miliardi di dollari versata dal numero 1 del noto gruppo petrolifero italiano. Sempre nell’ambito dell’inchiesta, gli investigatori della Gdf stanno effettuando perquisizioni presso l’abitazione romana dell’Ad di Eni, Paolo Scaroni, oltre alla sede del gruppo petrolifero presso San Donato Milanese e gli uffici di Saipem
Il faccendiere Bedjaoui. Da quanto si apprende, in Algeria risultano indagate anche altre persone, tra cui Pietro Varone, dirigente Saipem, e Farid Bedjaoui, presunto intermediario di Scaroni. L’Ad di Eni avrebbe incontrato a Parigi Farid Bedjaoui, intermediario di una società di Hong Kong. Secondo i magistrati si tratterebbe di un faccendiere dedito alla raccolta e redistribuzione di tangenti in Algeria.
Il crollo in Borsa. Dopo la chiusura in rosso del titolo, che ha registrato una perdita del 4.62%, il gruppo a sei zampe oggi rimbalza dell’1,3%, attestandosi a quota 17,56 euro. Giù invece la controllata Saipem, che apre con un -2,5%, per la quale lo stesso Scaroni risulta indagato. Anche se, per tutta la seduta valorizzata dagli acquisti, la controllata del gruppo petrolifero ha guadagnato il 5,26%.
La difesa di Scaroni su Repubblica. “Ma quale faccendiere? Quel signore di cui si parla nelle carte della procura l’ho incontrato una volta e solo per pochi minuti. Mi è stato presentato come il segretario particolare del ministro algerino dell’Energia: mi ha accompagnato e non l’ho più rivisto”. Così l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, secondo quanto riporta “La Repubblica” di oggi, su Farid Bedjaoui. Sempre secondo dichiarazioni riportate dal quotidiano di Ezio Mauro, Scaroni dichiara di non essersi mai interessato dei contratti Saipem. Anche se Eni controlla Saipem al 43%, il gruppo non può infatti interferire nell’attività della succursale in quanto, per il 90% della sua attività, Saipem lavora per tutti anche gli altri concorrenti.
Scaroni resta in carica. Smentita anche la notizia di eventuali dimissioni di Scaroni. A dichiararlo è il presidente del gruppo energetico, Giuseppe Recchi, che spiega di aver sentito Scaroni e di averlo trovato “sereno e tranquillo”. Recchi aggiunge inoltre come l’incontro tra Scaroni, il ministro algerino Khelil e il presunto intermediario Bedjaoui a Parigi non costituirebbe “presupposto di nessun coinvolgimento”. Il presidente del noto gruppo energetico ricorda come già lo scorso novembre, dinanzi a una richiesta della magistratura, il gruppo Eni aveva rivolto ai vertici Saipem raccomandazioni molto forti e preteso quindi contromisure molto drastiche, che portarono tra l’altro alle dimissioni dell’allora amministratore delegato della stessa Saipem. E dopo aver ribadito la completa disponibilità da parte dell’azienda, Recchi chiosa: “lasciamo che l’indagine, alla quale collaboriamo da tempo, vada avanti”.
di Marina Bonifacio