Sembra già accantonata l’ipotesi di una matrice politica per l’incendio doloso al liceo classico Socrate di Roma, appiccato nella notte tra venerdì e sabato scorso. Prende sempre più corpo invece la teoria di una pista interna all’istituto. Ieri il preside ha comunicato alla Digos una rosa di alcuni nomi di studenti considerati “teste calde” che avrebbero potuto compiere il crimine.I danni. Il rogo ha distrutto otto aule al primo piano della scuola di via Padre Reginaldo Giuliani, nel quartiere della Garbatella. Danneggiati anche l’impianto elettrico, quello idrico e le condotte che servono lo stabile. L’alta temperatura le ha squagliate, il liquido che era all’interno è schizzato fuori creando una sorta di linea tagliafuoco che ha spezzato il fronte delle fiamme.
Ieri si è tenuto un vertice istituzionale per verificare le condizioni della scuola dopo l’atto vandalico. Erano presenti l’assessore alla Scuola del Comune Alessandra Cattoi, i responsabili del ministero della Pubblica Istruzione, della Regione Lazio, della Provincia di Roma, il prefetto Giuseppe Pecoraro, il preside Vincenzo Rudi, il rappresentante d’istituto Luca Brigida come delegazione degli studenti e il presidente di Municipio, Andrea Catarci.
“L’ammontare dei danni lo sapremo tra qualche giorno ma certamente sono oltre i 200mila euro” ha detto il prefetto Giuseppe Pecoraro, presente al vertice istituzionale. “C’è l’impegno affinché il 2 settembre riapra la scuola a tutti gli studenti e che i lavori quindi finiscano entro quella data. Questo è l’impegno di tutte le istituzioni e siamo certi che ci riusciremo”.
Le indagini. Domenica gli investigatori hanno svolto un sopralluogo assieme alle squadre della Scientifica ed ai vigili del fuoco, alla ricerca di riscontri. Una scatola di cerini è stata ritrovata sul poggiolo di una finestra, da dove probabilmente sono entrati i malviventi.
Si lavora però soprattutto in altre due direzioni: le telecamere e le celle telefoniche. Un impianto di videosorveglianza è infatti installato nella scuola, ma non avrebbe ripreso niente di significativo. Mentre qualche notizia in più può provenire da un altro impianto, quello di una banca nelle vie vicine, che potrebbe aver inquadrato l’attentatore (o gli attentatori) al loro arrivo o sulla via della fuga. Intanto sono stati anche analizzati i tabulati telefonici delle utenze che si trovavano nella zona nell’ora dell’incendio.
Visti i dettagli sembra che i piromani conoscessero bene l’istituto. Per questo, anche se all’inizio si pensava ad una reazione alle attività antiomofobia della scuola, le indagini si stanno orientando verso gli studenti. Da sabato mattina sono state ascoltate decine di persone fra docenti, alunni, ex alunni e dipendenti impegnati nell’area del complesso scolastico. Uno dei sospettati, lo studente A. G., diciassette anni, bocciato quest’anno per la seconda volta, e vicino agli ambienti dei movimenti giovanili di estrema destra, respinge le accuse in un’intervista al “Messaggero”: “Non ero là, non sono stato io”.
Domenico Mussolino