L’emergenza incendi in Piemonte non si ferma. Il fuoco non arretra e l’allerta resta massima. Dal Canavese, in provincia di Torino, al comune di Traversella, in Valchiusella, continua il lavoro dei pompieri e dei volontari. In alcune zone l’Asl ha consigliato a tutti i cittadini di restare nelle case ed eventualmente di utilizzare mascherine protettive. A Locana, in valle Orco, i boschi bruciano da sette giorni e le fiamme nella notte hanno sfiorato le abitazioni e la strada provinciale 460. Il Comune ha chiesto l’intervento anche dei volontari con le autobotti agricole. Il timore è che gli incendi possano continuare ad espandersi verso il Parco nazionale del Gran Paradiso, considerato che hanno già raggiunto un’estensione di circa otto chilometri. I lanci mirati con gli elicotteri, effettuati tra mercoledì e giovedì, non sono stati sufficienti per arginare l’emergenza.
La situazione è resa ancor più difficile dal forte vento e dall’estrema siccità che ha colpito le zone interessate. In questo mese le precipitazioni, rispetto alla media, sono scese al -98%, con la gran parte del territorio rimasta praticamente all’asciutto. E’ questo il dato che emerge dall’analisi della Coldiretti, secondo cui “per ricostruire i boschi andati a fuoco con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo ci vorranno almeno 15 anni”. Nella stima, inoltre, le piogge sarebbero inferiori alla media in tutti i mesi del 2017, con l’eccezione di febbraio. “Gli ultimi anomali incendi di autunno sono la punta dell’iceberg di una stagione drammatica – rivela l’associazione – con circa 140mila ettari di bosco andati a fuoco dall’inizio dell’anno, praticamente il triplo del 2016”. Insomma, una situazione catastrofica, con gli incendi che, minacciando vigneti ed i castagni, “hanno pesanti effetti dal punto di vista ambientale, dovuti alla perdita di biodiversità, alla distruzione di piante e ampie aree di bosco e all’uccisione di animali”. Intanto, la Regione si prepara a chiedere lo stato di calamità.