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Incandidabilità feroce, web gratis per tutti ed equità generazionale. Apre il circo delle riforme costituzionali

di Marcello Gelardini30 Maggio 2013
30 Maggio 2013

Non solo legge elettorale, tagli ai costi della politica e modifiche al sistema degli enti locali. Una nuova stagione di (tentate) riforme è ai blocchi di partenza e, come sempre, la discussione che ha portato al primo, vero, passo verso la Costituzione che verrà si è trasformata nel trionfo della fantasia.

Il Parlamento ha largamente approvato le due mozioni presentate dalla maggioranza: 18 mesi di tempo a partire da settembre per scrivere una legge costituzionale, formare una commissione di 40 membri (scelti nelle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato), portare in Aula uno o più testi per la discussione e le eventuali modifiche (sotto la supervisione di un comitato di esperti, nominato dal governo), organizzare un referendum confermativo. A conti fatti un compito non proprio facile; i tempi, anche se non sembra, sono più che stretti. Ma la giornata che ha portato a un esito, tutto sommato, scontato è stata ricca di spunti: molti concreti, altri un po’ meno, alcuni decisamente sopra le righe; ogni deputato aveva la sua proposta.
La linea del MoVimento. I più attivi, come prevedibile, i Cinquestelle, contrari alla proposta dell’esecutivo. Il “portavoce” a Montecitorio, stavolta, si chiama Riccardo Fraccaro e il suo proclama è stato un bignami del credo grillino: riduzione del numero di deputati e senatori, tagli ai consigli regionali, soppressione delle province, introduzione del referendum propositivo e consultivo senza quorum, via il tetto minimo di partecipanti anche per il referendum abrogativo. E ancora: abbassamento del diritto di voto a 16 anni, limite massimo di due mandati parlamentari, incandidabilità tout court per i condannati (anche per reati colposi con pena oltre dieci mesi). Nessuna ricetta per migliorare la macchina della pubblica amministrazione ma, in compenso, arriva la proposta futurista del “cittadino” Diego De Lorenzis: «accesso gratuito alla conoscenza universale attraverso la rete di cittadinanza»; una formula un po’ oscura per chiedere Internet gratis per tutti, calata però in un clima non così disteso per affrontare temi del genere.
Ancora tensioni tra i democratici. Perché il Pd, nelle stesse ore, ha rischiato l’ennesima spaccatura; il “renziano” Giachetti ha presentato una mozione per un ritorno al “Mattarellum”; una soluzione rapida al nodo legge elettorale che ha incontrato i favori di un centinaio di deputati ma che ha aperto una frattura nel partito, rientrata solo in serata con il chiarimento tra Letta e Renzi.
Proposte per tutti i gusti. Ma l’almanacco delle idee è ricco e variegato. Il leghista Bragantini, ad esempio, cerca di far rientrare dalla finestra il federalismo fiscale, pallino del Carroccio ma ancora profondamente inattuato; Francesco Saverio Romano, ex ministro Pdl delle Politiche agricole, si scaglia contro chi propone l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti perché «la democrazia ha un costo»; Barbara Pollastrini, poi, vorrebbe un riconoscimento in Costituzione anche per i diritti degli omosessuali; per Fabio Rampelli, infine, bisognerebbe introdurre il principio dell’ ”equità generazionale” per «non lasciare troppi debiti ai nostri figli» ed evitare, parallelamente, ulteriori cessioni di sovranità alle istituzioni europee. E così, tra modelli parlamentari alla tedesca o alla francese, leggi elettorali di varia matrice o ispirazione la sensazione è che il dibattito permetterà nuovamente ai nostri politici di dare il meglio di sé; basta che ciò non comporti smarrire la via maestra e vanificare ancora una volta le allettanti promesse.

Marcello Gelardini

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