Durante i weekend il boato che producono è lo stesso, ma visti da fuori gli stadi della serie A non sono proprio tutti uguali. Impianti spesso vecchi, in alcuni casi fatiscenti, in balia di lunghe contese amministrative la cui risoluzione – a volerla attendere – rischierebbe di far ingiallire l’erba dei campi di gioco.
La Gazzetta dello Sport, in un dossier apparso questa mattina, fa il punto della situazione delle strutture sportive del massimo campionato italiano. Secondo l’ultimo rapporto dell’Uefa, in Serie A soltanto tre società hanno uno stadio di proprietà (Juventus, Udinese e Sassuolo), mentre in Premier League gli impianti privati sono 15 su 20, in Bundesliga 9 su 18 e nella Liga spagnola 16 su 20.
L’esempio virtuoso della Juventus, che ha inaugurato il suo “Stadium” ormai 8 anni fa, non è riuscito a trascinare il resto del movimento calcistico italiano. La società torinese, a fronte di un investimento iniziale da 155 milioni (di cui 60 coperti dal credito sportivo e 42 dai naming rights), nella stagione 2017-18 ha registrato un utile di oltre 60 milioni.
Anche Frosinone e Spal, due squadre che oscillano tra la A e la B, hanno investito rispettivamente 20 e 14 milioni di euro per il restyling dei loro impianti, il Benito Stirpe e il Paolo Mazza.
Nelle grandi città, invece, la lentezza della burocrazia e gli attriti con le amministrazioni rallentano l’ammodernamento degli stadi. A Roma il progetto di Tor di Valle ha subito il taglio delle cubature dalla giunta Raggi ed attende il via libera del consiglio comunale sulla variante urbanistica, a Milano Inter e Milan devono accordarsi per un progetto comune, mentre a Napoli i continui litigi tra il presidente Aurelio De Laurentiis e il sindaco de Magistris hanno paralizzato la questione del San Paolo, che sarà però oggetto di ristrutturazioni in vista delle Universiadi che si terranno nel capoluogo campano nel 2019.