ROMA – “Centomila luci contro il buio del regime”. È lo slogan con cui venerdì 17 gennaio scenderanno nelle più importanti piazze d’Italia i manifestanti contro il ddl sicurezza. La mobilitazione nazionale, che inizierà alle 18, si svolgerà in contemporanea a Roma, Napoli, Bologna, Asti, Bergamo, La Spezia, Reggio Emilia e Pesaro ed è promossa dalla rete “No ddl sicurezza”, supportata da Amnesty International Italia.
La protesta: “Il governo vuole l’impunità per gli agenti”
I promotori della manifestazione accusano i partiti di governo di strumentalizzare i recenti scontri per la morte di Ramy Elgalm per “radicalizzare di più il ddl sicurezza, arrivando a sostenere l’impunità per gli agenti che reprimono chi manifesta il proprio dissenso”. In allerta il Viminale, che ribadisce l’importanza di contenere, minimizzare, tollerare e soprattutto non rispondere alle provocazioni dato l’accesso clima per il decreto sicurezza.
Attualmente il disegno di legge sulla sicurezza è all’esame delle commissioni del Senato e prevede un inasprimento di alcune norme relative alla sicurezza e alla carcerazione, ma dopo gli scontri in piazza legati al caso Ramy il centrodestra vuole un ulteriore rafforzamento della normativa. Tra le ipotesi più chiacchierate c’è quella dell’introduzione di uno “scudo” penale per le forze dell’ordine, ovvero un modo per evitare l’iscrizione nel registro degli indagati in caso di atto dovuto.
Nordio: “Improprio parlare di scudo penale”
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in occasione del question time al Senato, ha smentito lo “scudo” penale, definendolo un termine improprio e ribadendo che la legge è uguale per tutti. Sul fronte giustizia, l’iscrizione al registro degli indagati resta un flop per Nordio, che lo definisce “un istituto fallito” e parla di un provvedimento allo studio che garantisca assistenza giudiziaria alle forze dell’ordine.
Il monito delle Nazioni Unite sul ddl
Non solo proteste nazionali. Anche le Nazioni Unite hanno inviato una lettera alla premier Giorgia Meloni, in cui esprimono preoccupazione circa il disegno di legge, evidenziando possibili violazioni dei diritti umani e suggerendo modifiche per allinearlo agli standard internazionali di legalità, proporzionalità e non discriminazione.