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In manette i sospettati dell’omicidio del cassiere di Mokbel: tra loro anche un ex Nar

di Corinna Spirito09 Settembre 2014
09 Settembre 2014

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Dopo cinque mesi dall’omicidio di Silvio Fanella, meglio conosciuto come il “cassiere di Gennaro Mokbel”, l’imprenditore romano che nel 2010 fu condannato per riciclaggio di denaro e la truffa finanziaria Telecom – Sparkl, sembra che i colpevoli siano stati arrestati. Si tratterebbe di Giuseppe La Rosa ed Egidio Giuliani, ex esponente dei Nar, entrambi componenti di una cooperativa che si occupa di reinserire in società gli ex detenuti al termine della pena.

La Squadra Mobile di Roma li ha pedinati e bloccati dopo l’emissione del fermo di indiziato di delitto ad opera della Procura della Repubblica. I due, conosciutisi nel carcere di Novara, avrebbero infatti costituito il commando che ha eseguito il tentativo di sequestro di Silvio Fanella, finito poi in omicidio. Insieme a loro avrebbe collaborato anche un terzo uomo, Giovanbattista Ceniti, che si trova già in carcere, dal momento che la sera del delitto rimase ferito e non riuscì a scappare. L’obiettivo della banda era probabilmente il tesoro da due miliardi di euro della truffa Telecom – Sparkle, per cui Fanella era stato condannato a nove anni di arresti domiciliari.

Tutto fa pensare che gli uomini non avessero la minima intenzione di uccidere Fanella, tanto più che avrebbero lasciato ovunque indizi che hanno aiutato la Squadra Mobile a identificarli in fretta. Nonostante l’esperienza nei Nar, Egidio Giuliani sarebbe stato poco attento: prima di tutto le sue impronte digitali sono state trovate sui fogli intestati alla Guardia di finanza che i malviventi hanno utilizzato per simulare un controllo di polizia in casa di Fanella ed entrare indisturbati nell’appartamento; il secondo errore è stato poi quello di comunicare con i complici tramite il cellulare, facilmente rintracciabile. L’identificazione di Giuliani è stata quindi per i carabinieri un gioco da ragazzi e ha spianato la strada anche per scovare il complice Giuseppe Larosa, già schedato e precedentemente condannato.

Corinna Spirito

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