Marco Crepaldi è uno psicologo, fondatore e presidente dell’Associazione Hikikomori Italia, nata inizialmente come blog e diventata oggi la più grande community italiana dedicata al fenomeno degli hikikomori. Per noi di Lumsanews ha delineato le linee generali del fenomeno, analizzandone le cause più profonde.
Il fenomeno hikikomori è purtroppo poco conosciuto in Italia. Ma qual è la sua effettiva dimensione?
“Non ci sono ancora dati ufficiali in merito, ma dal nostro osservatorio di associazione nazionale (l’unica in Italia) stimiamo una presenza di almeno 100 mila casi nel nostro Paese. Ovviamente non tutti saranno completamente isolati, ma alcuni di essi potranno trovarsi in una situazione di pericolo di isolamento”.
Le statistiche dicono che sono perlopiù i maschi a vivere questa condizione. Ma è davvero così? Il numero di donne hikikomori è sottostimato?
“Sì, sono soprattutto maschi, su questo non c’è dubbio. Sia in Italia che in Giappone è stata evidenziata l’influenza del genere nel comportamento di ritiro. Ci sono ovviamente anche hikikomori donne, ma il loro isolamento sembra tendenzialmente meno estremo di quello dei maschi e comunque sono in numero minore. Potrebbero comunque essere sottostimate a causa del ruolo di genere femminile che vede la donna come maggiormente affine all’ambiente casalingo rispetto all’uomo, ma questo vale solo quando parliamo di un isolamento in fase iniziale e non di un isolamento conclamato”.
Quale disagio c’è dietro questo fenomeno? E quanto ha inciso la pandemia nell’intensificazione di questo disturbo?
“Si tratta di un disturbo dell’adattamento, una difficoltà a legare con gli altri a causa spesso di una forte ansia sociale. Non solo, negli hikikomori è possibile evidenziare delle forti componenti apatiche e depressive. La pandemia ha sicuramente inciso in termini negativi poiché ha spinto coloro che erano in una condizione borderline all’isolamento, da cui poi faranno sicuramente fatica a uscire. Alcuni probabilmente non torneranno più indietro”.