Il terremoto dell’Emilia del 20 maggio scorso continua a portare, oltre la tragedia, tante polemiche. Questa volta a far discutere è un documento di una piccola azienda di Carpi,la FormePhysique, che recita: «Ciascun dipendente che ritiene opportuno continuare a svolgere la propria attività nei locali della ns. azienda, libererà la proprietà da qualsiasi responsabilità penale o civile sottoscrivendo detta liberatoria». Le reazioni non sono tardate ad arrivare. Dai sindacalisti ai politici, il primo ad alzare la voce è Donato Pivani, segretario della Cgil modenese: «Abbiamo segnalazioni di lavoratori a cui è stato chiesto, per rientrare in fabbrica, di assumersi personalmente ogni responsabilità sulla propri sicurezza». Anche il segretario, Susanna Camusso, commenta: «Se è così, è una cosa improponibile». Gli operai dell’azienda sono, quasi tutti (tredici su dieci), comunque tornati in fabbrica senza firmare il documento.
La titolare della fabbrica, Paola Zerbini, si difende: «Non è così, è un fraintendimento, me ne scuso, la lettera c’è, ma non aveva quel significato, poi non è stata firmare da nessuno, e gli operai sono entrati lo stesso» spiega. Anche gli stessi dipendenti dell’azienda sono con la titolare. A Parlare è Sandro Poli, tramite un comunicato degli stessi dipendenti, nel quale spiega che l’ipotesi della firma del documento già la mattina successiva alla pubblicazione dello stesso, era stata ritirata. Il malinteso è comunque finito sul tavolo del procuratore di Modena, Vito Zincani.
Intanto la terra continua tremare. Alle prime luci dell’alba, verso le 06.08, una scossa di magnitudo 4.5 con epicentro a largo di Ravenna, è stata avvertita anche nelle Marche. Il terremoto della scorsa notte è stato generato da una faglia diversa da quelli del 20 e del 29 maggio, anche se l’attività è comunque legata al margine settentrionale dell’Appennino, sotto la Pianura Padana.