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In Emilia la terra continua a tremare: i terremotati “non dimenticateci”

di Gianpaolo Confortini28 Maggio 2012
28 Maggio 2012

Sono passati sette giorni ma la terra continua a tremare in Emilia.  Solo ieri si sono registrate più di trenta scosse. La più potente, con epicentro tra San felice di Panaro e Campo Santo, ha sfiorato la magnitudo 4.
L’incubo, iniziato  alle 4 di notte del 20 maggio, non sembra finire. L’aria che si respira nelle tendopoli è piena di tensione .I settemila sfollati  disposti nei vari campi d’accoglienza si sentono già dimenticati. I giornali hanno dato spazio a una lettera scritta da un professore universitario: Paolo Malagodi il quale ha denunciato lo stato di abbandono in cui versa l’Emilia: «Da domenica passo la notte in macchina tra brevi assopimenti, aspettando che il buio cessi. La nostra insoddisfazione nutrita dall’incessante angoscia per una terra che continua a tremare, si unisce alla rabbia per non vedere nessuno dei politici di spicco in doverosa visita a questo territorio». Una lettera piena di rabbia che unisce la paura di ulteriori crolli alla collera  per la paura di essere dimenticati dal governo. E in effetti nelle agende delle più alte cariche dello stato, almeno per i prossimi giorni non sembra comparire da nessuna parte una visita nel modenese.
Le fabbriche hanno ridotto la  produzione , molti macchinari sono inutilizzabili e il conto dei danni lievita giorno dopo giorno.
Un durissimo colpo, soprattutto per l’industria agroalimentare che vanta il maggior numero di prodotti Dop e Igp in Italia.  “ Assisto al silenzio dei media, delle istituzioni, degli artisti e cultura sul terremoto in Emilia -continua Malagodi su Twitter. Intanto la terra trema e l’emergenza aumenta”.
Il primo cittadino di Bondeno, Alan Fabbri esprime il suo disorientamento sui fondi raccolti:   «Ci lascia perplessi la mancanza di informazioni sui fondi stanziati per far ripartire le attività produttive».Ad umiliare ulteriormente i terremotati sono poi i “turisti della disgrazia” : partono da tutta le regioni confinanti e pur di avere una foto su facebook approfittano dei pomeriggi liberi per visitare le tendopoli come fossero mete d’attrazione. Non è questo il tipo di attenzione che i terremotati chiedono.
Una situazione che sembra fare il paio con l’Aquila: calate le luci dei primi giorni si chiude il sipario.

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