Dino Zoff è un ex calciatore italiano, che ha difeso per undici anni la porta della Juventus. Campione del mondo con la nazionale italiana nel 1982, ha anche guidato gli azzurri da allenatore tra il 1998 e il 2000. A Lumsanews ha illustrato le differenze tra il campionato italiano e le altre maggiori leghe europee.
Per la prima volta dopo cinque anni, l’Italia non avrà alcuna squadra a rappresentarla ai quarti di Champions. Quali sono le differenze più marcate tra le nostre squadre di vertice e quelle inglesi, spagnole e tedesche a livello tecnico, tattico e atletico?
Credo che le nostre squadre di vertice siano alla pari con quelle europee. Abbiamo un campionato diverso, un campionato con mille interruzioni arbitrali che rompono il ritmo. In questo modo, le nostre squadre non riescono a prendere i ritmi a cui si gioca in campo internazionale, dove gli arbitri lasciano correre il gioco. Noi non siamo abituati a questi ritmi perché nel nostro campionato si susseguono interruzioni che non consentono uno sviluppo fluido della partita.
Quindi in Italia c’è un problema di velocità di gioco? È questa la discriminante rispetto agli altri principali campionati europei?
Sì, è un problema di velocità, ma non di gioco. Dipende dalle situazioni, non dalle tattiche adottate. In Italia si susseguono interruzioni dovute a giocatori che si buttano in terra dopo ogni contatto e naturalmente la velocità a cui si gioca la partita ne risente.
Un altro tema di cui si parla molto è la mentalità offensiva. Squadre come Bayern Monaco, Psg e Manchester City sono macchine da reti improntate a offendere per 90 minuti. Rivede questa mentalità in qualcuna delle nostre squadre? O crede che non sia una condizione necessaria per far bene in Europa?
Anche nel nostro campionato si segnano moltissime reti. Ciò che è fondamentale è l’equilibrio delle squadre. Ad esempio il Manchester City di Guardiola ha certamente una grande fase offensiva, ma fa molto bene anche quella difensiva.
Le chiedo infine un parere sulla Juventus. Negli ultimi cinque anni ha investito la cifra record di 943 milioni, comprando anche Cristiano Ronaldo, senza riuscire ad alzare la coppa. Quali pensa siano le ragioni del fallimento bianconero? Non crede sia preoccupante e allo stesso tempo indicativo che la miglior squadra italiana sia stata eliminata da compagini sulla carta inferiori come Ajax, Lione e Porto?
Si tratta sicuramente di un’anomalia e, in un certo senso, di una maledizione. La Juventus quest’anno è una squadra nuova in molte componenti, quindi può anche starci una partita non fatta bene. D’altra parte, in campo internazionale sono fondamentali il ritmo e la velocità, oltre che l’equilibrio.