«Non ci sono persone oggetto di custodia cautelare degne di rilievo e altre ‘meno degne’». Il Gruppo Cronisti Liguri riapre la questione della pubblicazione della generalità degli arrestati. Collegandosi a un caso di cronaca per il quale gli investigatori non hanno fornito nomi e cognomi delle persone arrestate, la categoria torna alla carica chiedendo chiarezza e, soprattutto, una gestione univoca dei casi di cronaca giudiziaria. «I vertici della Procura della Repubblica o delle forze dell’ordine — si legge nel comunicato — non possono decidere chi deve finire in cronaca e chi può, invece, conservare l’anonimato».
Il rischio è che, in alcuni casi, l’informazione resti parziale. Nel caso specifico si trattava di ordini di custodia cautelare emessi a carico di personaggi ritenuti “vicini” a latitanti di spicco della mafia. I giornalisti, a questo punto, legittimamente si sono chiesti quali motivi abbiano indottola Guardiadi Finanza (che ha eseguito gli arresti) a nascondere addirittura le loro iniziali. Un’anomalia che, secondo i cronisti liguri (ma, in pratica, secondo tutti i giornalisti italiani) danneggia la libertà dell’informazione ma anche di una categoria professionale che si sente quotidianamente in balìa della discrezionalità delle forze dell’ordine. Solo nel caso la pubblicazione dei nomi creasse intralcio alla giustizia la “censura” preventiva sarebbe legittima; ma, in ogni caso, ciò va specificato dagli inquirenti.
Una codificazione della materia potrebbe aiutare a sgomberare il campo da dubbi interpretativi, divieti e polemiche strumentali.
Marcello Gelardini