Dubbi e polemiche. Fa discutere Immuni, la app scelta dal governo per tracciare i futuri contagiati e avvertire le persone che ci sono entrate in contatto. Sono tre i punti su cui politici ed esperti si stanno dividendo: l’obbligatorietà, l’efficacia e la tutela, tanto della privacy quanto della sicurezza nazionale.
Sull’obbligo di scaricare l’applicazione, sembra che il governo abbia fatto marcia indietro. Ieri le proteste bipartisan di Pd, M5S e Lega avevano costretto l’esecutivo a un repentino dietrofront sulle restrizioni alla libertà di movimento in assenza di Immuni sul proprio smartphone. Oggi però il commissario Domenico Arcuri contraddice in parte questa linea: “L’alternativa alla app sarebbe continuare a privarci della nostra libertà, con misure restrittive analoghe a quelle delle ultime settimane”.
Sicuramente però sulle decisioni di Palazzo Chigi si esprimerà il Parlamento. I capigruppo di Camera e Senato dei Dem – Andrea Marcucci e Graziano Delrio – hanno chiesto con forza un passaggio parlamentare sull’app. Passaggio che ci sarà, come garantito dal presidente della Commissione Giustizia della Camera, la 5S Francesca Businarolo.
Si tratta allora di individuare “un sistema in grado di incentivare gli italiani a partecipare al progetto”, dice il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa. Sì perché, per essere efficace, Immuni deve essere utilizzata dal 60-70% degli italiani, stando alle stime del Comitato tecnico scientifico di Palazzo Chigi. Si tratta di 36-42 milioni di italiani, una porzione enorme della popolazione. È agli studi una campagna pubblicitaria per convincere gli italiani a scaricare l’app, così come una serie di funzioni che ne incentivino l’utilizzo.
Immuni avrà a disposizione una grande quantità di dati personali. Governo e programmatori assicurano che sarà garantito l’anonimato, ma serpeggia qualche dubbio su chi li avrà a disposizione. Tant’è che domani è prevista una riunione del Copasir: i parlamentari vogliono chiedere ai servizi segreti se la sicurezza nazionale è a rischio. Questo per due motivi: perché tra gli investitori della società che svilupperà Immuni è presente un fondo riconducibile a investitori cinesi, e perché Bending Spoon – la società che ha sviluppato Immuni – ha sede in Svizzera. Così una parte degli affari andrebbero a finire sotto la vigilanza di un Paese fuori dall’Unione europea. Un bell’intrigo, che alimenterà sicuramente nuovi dubbi e polemiche.