“È una favola a cui ho saputo credere, perché a Cortina dopo l’infortunio sembrava un sogno andato in fumo”. A 23 giorni dal caduta di Cortina, che le ha provocato la distorsione al ginocchio sinistro, parziale lesione del legamento crociato e microfrattura del perone, Sofia Goggia è entrata nella leggenda delle Olimpiadi invernali e porta a casa l’argento nella discesa libera. Le altre azzurre Nadia Delago e Elena Curtoni conquistano invece rispettivamente bronzo e quarto posto, mentre l’oro per 16 centesimi va alla svizzera Corinne Suter.
Sofia realizza un’impresa memorabile. Non certo per il colore della medaglia, ma per come è arrivata. Le Olimpiadi invernali 23 giorni fa sembravano un miraggio. Già era difficile stare in piedi. Ma Sofia non ha voluto rinunciare al suo obiettivo. Per i medici una possibilità c’era e la campionessa bergamasca ha deciso di percorrerla. Come spiega a Lumsanews Enrico Castellacci, ex medico della nazionale di calcio, “quando il legamento non è completamente lesionato si cerca di potenziare molto la muscolatura del bicipite femorale che è quello che trattiene la tibia”. “In questo modo – continua Castellacci- si riesce a bypassare la mancanza di forza data dal crociato”.
Sofia ha subito ringraziato i medici che si sono presi la responsabilità di farla gareggiare: “Mi hanno detto che se ci credi davvero puoi farcela”. Il racconto delle ultime tre settimane è un misto di emozioni. “Quando la squadra partiva per i Giochi io ero in palestra e avevo il magone, le lacrime agli occhi”, dice la bergamasca. “Mi ripetevo se riesco a superare la prova e ritrovare confidenza sugli sci la gara poi non sarà difficile. E infatti la parte dura è stata prima, riprendermi dall’infortunio”.
Poi ha toccato la neve e dalle prove sugli sci si capiva che poteva arrivare anche l’oro. “Avrei firmato per una medaglia”, racconta Goggia. Infine, il retroscena: “Prima di partire ho dato un bacino alla medaglia di Pyeongchang e l’ho separata da tutte le altre dei mondiali, sperando di riempire quello spazietto…”. Missione compiuta.