Ancora braccia incrociate a Novi Ligure per scongiurare i 54 esuberi. Gli operai dello stabilimento piemontese continuano la protesta contro il nuovo piano industriale presentato da ArcelorMittal Investco sull’acquisizione dell’Ilva.
La mobilitazione. “La risposta alla protesta è buona” spiega Mirko Oliaro, segretario provinciale di Fiom Cgil Alessandria. “In circa duecento fra operai e impiegati stiamo presidiando le portinerie. In attesa dell’arrivo di lavoratori e Rsu di altre fabbriche della provincia, anche loro solidali con noi”. Lo sciopero odierno dura 8 ore ed è spalmato su tre turni. Al termine del corteo per le strade di Novi ligure è previsto l’intervento, tra gli altri, del coordinatore nazionale Fiom per la siderurgia Mirco Rota. I rischi nello stabilimento novese sono sia contrattuali, a causa dei tagli in busta paga, che occupazionali, per i 54 operai in esubero. “Si gioca una partita vitale per l’occupazione e le condizioni di lavoro nel sito cittadino. Per noi non esistono esuberi. Tanto meno esternalizzazioni o riassunzioni con contratti a perdere diritti acquisiti” spiega Oliaro.
Lettera a Calenda. Il sindaco Rocchino Muliere ha inviato nei giorni scorsi una lettera al ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda. Il documento esprime la forte solidarietà dopo l’incontro in Comune con i sindacati, gli enti locali e i parlamentari del territorio. La mobilitazione piemontese segue quella dello scorso 9 ottobre. In quella data lo stesso ministro Calenda aveva annullato il tavolo con Arcelor Mittal che aveva prospettato 4 mila esuberi e il taglio di garanzie salariali e contrattuali.
Ieri si erano mobilitati gli operai dello stabilimento Ilva di Taranto. “Bisogna nazionalizzare. Mittal non è la soluzione per l’Ilva di Taranto”. È l’invito rivolto dal coordinatore provinciale del sindacato Usb, Franco Rizzo, al ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti. La cessione dell’Ilva alla cordata formata da ArcelorMittal e Marcegaglia non si interromperà ha assicurato ieri, in serata il ministro.