Resta alta la tensione intorno all’Ilva di Taranto. Ieri ArcelorMittal ha annunciato la cassa integrazione per 3.500 operai, a seguito della decisione del tribunale di Taranto di rigettare la richiesta di proroga formulata dai commissari straordinari per l’Altoforno 2. La struttura era stata sequestrata dopo la morte di un operaio nel 2015.
Oggi pomeriggio i leader sindacali incontreranno al Mise il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ed esprimeranno la loro contrarietà all’iniziativa dell’azienda, visto il quadro già molto confuso, dato il perdurare del braccio di ferro tra governo ed ArcelorMittal sul contratto di acquisizione dell’impianto dal quale la multinazionale indiana sembra volersi ritrarre.
La leader della Cisl Annamaria Furlan ha palesato il rischio licenziamento per circa 6.000 lavoratori in totale, e denunciato che il Paese “non dà priorità al lavoro”.
Il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo ha contestato governo e magistratura, rei di aver dato “alibi” azienda, e ha annunciato una forte opposizione del suo sindacato alla proposta di cassa integrazione formulata da ArcelorMittal, accusata di “fare shopping in Italia per poi lasciare il paese con le macerie”.
Intanto una lettera, formulata da associazioni e comitati civici tarantini, chiede al ministro della salute Roberto Speranza di garantire la salute dei cittadini e lavoratori, “minata dalla produzione a caldo di acciaio”.