C’è sempre maggiore scontro sull’Ilva di Taranto, e a pagarne il prezzo più alto è il Movimento 5 Stelle. Se in campagna elettorale il partito guidato da Luigi Di Maio aveva garantito nel Contratto di governo la chiusura di tutte le fonti inquinanti, una volta che le promesse elettorali hanno lasciato il tavolo alla realtà i grillini hanno deciso per il dietrofront: ArcelorMittal, l’azienda, che aveva acquistato l’impianto pugliese, si è impegnata ad assumere subito 10.700 operai. Secondo il leader del Movimento Di Maio, l’accordo è “il miglior risultato possibile con le peggiori condizioni possibili”.
Una scelta che ha acceso la contestazione degli ambientalisti. Ieri davanti alla sede dell’Ilva, dove cittadini e associazioni avevano indetto un sit-in di 24 ore per chiedere la chiusura dell’impianto e la successiva bonifica dell’area, la deputata 5 Stelle Rosalba De Giorgi, eletta proprio con i voti dei tarantini e dei pugliesi, è stata costretta a chiedere aiuto alla Polizia: al grido di “assassina” e “bastardi, dimettetevi” la parlamentare ha lasciato la zona scortata dagli agenti.
Dalle opposizioni prende la parola il predecessore di Di Maio al Mise, Carlo Calenda: “Ci vuole coraggio a prendere voti a Taranto promettendo la chiusura di Ilva e poi fare l’intesa con Mittal”, le parole dell’esponente PD all’HuffPost. Nell’intervista, Calenda non nasconde di sentirsi sollevato per il cambio di rotta del Movimento: “Bene che (Di Maio) non abbia chiuso l’Ilva, come aveva promesso in campagna elettorale, bene che sia confermato il piano ambientale per Taranto, bene che i sindacati abbiano trovato l’intesa. Oggi per me è una giornata bellissima”. Anche il dem Ettore Rosato è soddisfatto, ringraziando “Di Maio per aver fatto l’opposto di tutto quello che aveva detto in campagna elettorale”.
Da Forza Italia è invece Mara Carfagna a commentare l’accordo: “Nella trattativa tra governo, azienda e sindacati sull’Ilva ha prevalso il buon senso, l’interesse di migliaia di lavoratori e rispettive famiglie, il futuro dell’industria italiana dell’acciaio e il benessere occupazionale e ambientale della popolazione tarantina”, afferma la vice presidente della Camera. “Hanno perso gli estremisti del No a tutto, quelli che hanno chiesto il voto promettendo la chiusura dell’Ilva, quelli che come Beppe Grillo e gran parte del M5S invocavano la chiusura dello stabilimento e la sua trasformazione in un parco giochi –continua la Carfagna- Dopo un lungo e pericoloso tira e molla, costoso per la credibilità italiana, il governo ha accettato di fare i conti con la realtà”.