Sono passati 20 anni dalla fine della guerra in Bosnia Herzegovina, un conflitto scatenato dalle forze serbo-bosniache che in 3 anni di assedio a Sarajevo ha provocato 100mila morti e un milione e 800 mila rifugiati. E ancora oggi l’eco di questa guerra civile si fa sentire sulla popolazione, etnicamente divisa in bosgnacchi, croati e serbi, e di conseguenza su tutto il paese perché, non rispettando gli standard richiesti, è molto difficile che la Bosnia Herzegovina riesca ad entrare nell’Unione europea nei prossimi anni. Pur avendo sottoscritto già nel 2008 il Trattato di associazione e stabilizzazione con l’Ue, alle minoranze serbe e croate, che rappresentano quasi il 20% della popolazione totale, non è ancora permesso di essere parte integrante del sistema politico, di poter essere rappresentate in Parlamento e tanto meno di poter ricoprire cariche istituzionali.
Di questo, ma anche di qual è la situazione attuale del paese 17 anni dopo la firma della pace, si parlerà domani sera con Hasan Muratovic, importante testimone storico di quanto avvenne in quegli anni. Sua infatti la firma sugli accordi di Daytona, in quanto nel 1995 è stato il ministro per le relazione con il sistema delle Nazioni Unite, per poi essere nominato primo ministro del primo governo post conflitto dall’allora presidente Izebegovic.
L’incontro, organizzato dalla Intersos, un’organizzazione umanitaria senza fini di lucro che opera a favore delle popolazioni in pericolo, vittime di calamità naturali e di conflitti armati, è previsto giovedì 25 ottobre dalle 18:00 alle 19:30 in via Aniene a Roma, alla Sala Starlin Arush presso la sede delle Associazioni Ong italiane. Moderatore del dibattito sarà Guido Rampoldi, giornalista de La Repubblica, esperto di Medioriente e mondo islamico.
