Il reddito di emergenza (Rem) è uno dei tanti provvedimenti inseriti in quello che doveva essere il “Decreto aprile”, che poi è diventato “Decreto maggio” e adesso si presenta ai lettori come “Decreto rilancio”. Il rischio non è solo un altro cambio di nome, ma anche che la misura emergenziale predisposta a favore dei cittadini in difficoltà possa non essere operativa da subito, per una serie di fattori economici e tempistici.
È la denuncia riportata da Redattore Sociale che, in un articolo dedicato proprio al Rem, identifica alcune problematiche intorno a questo nuovo strumento. Una di queste – si legge nell’articolo – riguarda la categoria degli esclusi dal provvedimento: il reddito è infatti riservato a famiglie residenti in Italia, ma non a tutte, bensì solo a quelle che ad aprile 2020 hanno percepito un reddito familiare inferiore a 840 euro. Inoltre devono avere un valore Isee inferiore a 15mila euro.
Di conseguenza ci sarebbero molti esclusi: chi percepisce una pensione, i detenuti, i ricoverati in istituti di cura a carico dello Stato, chi ha avuto altri aiuti per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Motivo per il quale il Rem potrebbe non essere subito attivato, anche a causa delle molte critiche ricevute dal governo in questi giorni. La misura, secondo il Forum Disuguaglianze e Diversità (ForumDD) e l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), causerebbe “un’iniqua disattenzione alla parte più debole del Paese”. In questo modo “si aggraverebbe l’impoverimento dei cittadini in difficoltà”.
A proposito del tema povertà, anche la Caritas aveva denunciato alcune disparità nella misura del reddito di emergenza, sostenendo preoccupazione per “le effettive caratteristiche che il Rem assumerà in via di elaborazione”. Dello stesso avviso anche il network Alleanza contro la povertà, con il portavoce Roberto Rossini che tre giorni fa è stato ricevuto dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo per discutere nel dettaglio del reddito di emergenza.