ROMA – “Il teatro resiste come un divino anacronismo”, diceva in tempi meno sospetti Orson Wells, celebre drammaturgo statunitense. E proprio come un divino anacronismo resiste anche il Quirino, tra i più famosi teatri romani. Intitolato a Vittorio Gassman, non sarà l’ennesimo fast food o l’ultimo anello di una qualche catena commerciale. Resterà un luogo di cultura. A salvarlo, secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe la United Artists srl rappresentata da Roberta Lucca, che ha firmato un preliminare di acquisto con Invimit, la società del Ministero dell’Economia proprietaria dell’immobile. Quello della Lucca è un nome noto nell’ambiente. La donna è infatti moglie di Giuseppe “Geppy” Gleijeses, ex direttore artistico del teatro che ne ha lasciato il timone nel 2023 per contrasti con l’attuale management. Ma fonti interne al teatro smentiscono l’avvenuto acquisto.
L’allarme sul rischio chiusura è stato lanciato il 3 febbraio scorso dall’amministratore delegato della Quirino srl – società che gestisce il teatro – Rosario Coppolino. “Riteniamo giusto”, si legge nella lettera che l’ad ha inviato, tra gli altri, anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “lasciare la proprietà nelle mani dello Stato o di un Ente Pubblico territoriale e affidare al soggetto privato solo la gestione delle attività caratteristiche”. Appello in cui si chiedeva che il Ministero della Cultura o la Regione Lazio esercitassero il diritto di prelazione “per acquisirne la proprietà entro i tempi previsti”, due mesi.
Sulla vicenda si è espresso anche l’assessorato alla Cultura di Roma Capitale. “Il Quirino”, ha dichiarato l’assessore Massimiliano Smeriglio, “è un teatro attivo dal 1871 e deve restare teatro. Eventualmente sarà il Ministero della Cultura a esercitare una prelazione nei successivi 60 giorni. Dopodiché valuteremo le altre proposte”. Tra le quali proprio quella della Lucca. La cifra non è nota, anche se nella lettera inviata da Coppolino si riportava il prezzo base dell’asta, 4,6 milioni di euro. L’operazione, tuttavia, ha acceso la polemica. “Anche se l’acquirente è un soggetto attivo nel teatro”, ha commentato Emanuela Droghei, consigliera Pd in Regione, “non possiamo solo affidarci alla buona volontà privata”. Alla fine, come diceva già quattro secoli fa William Shakespeare, “Il dramma resta sempre marcatamente politico.”