L’annuncio del presidente cinese Xi Jin Ping è di quelli destinati a segnare l’inizio di una nuova epoca. Quello che il segretario del Partito Comunista Cinese ha presentato ieri a Pechino, nel corso dei lavori del “Forum on China-Africa Cooperation”, è un piano colossale di investimenti. Come non si vedeva dai tempi del Piano Marshall, che inondò di dollari l’Europa distrutta dalla Seconda Guerra mondiale. Sessanta miliardi di dollari, che confluiranno sul continente africano nel periodo 2019-2021.
Una pioggia di denaro, che servirà a finanziare la creazione di un’enorme area di libero scambio tra Africa e Cina. E che si materializzerà in investimenti di vario tipo, prestiti a fondo perduto per lo sviluppo, aiuti, infrastrutture, canali commerciali. Gli oltre 50 capi di Stato africani giunti nella capitale del Dragone per il Forum si sono ritrovati uniti, per la prima volta in più di mezzo secolo, nell’acclamare all’unisono il mega piano annunciato da Xi. Che prospetta quello che finora, per le fragili economie africane, era stato un miraggio: un fiume di investimenti per lo sviluppo di strade, ferrovie, porti, oleodotti.
Ma non solo: dei 60 miliardi stanziati, 15 saranno dedicati agli aiuti, ai prestiti senza interessi e ai finanziamenti agevolati, e altri 10 al fondo sullo sviluppo Cina-Africa. Per Xi, che si è rivolto ai capi di Stato africani raccolti nella Grande sala del Popolo, si tratta dell’applicazione del modello di cooperazione alla pari, basato sul mutuo beneficio tra partner. “Si tratta di una cooperazione win-win”, ha dichiarato il segretario del Partito Comunista Cinese dal palco. Per Xi “solo i popoli di Cina e Africa hanno il diritto di giudicare questa cooperazione. Dobbiamo opporci a protezionismo e unilateralismo”. L’area di libero scambio tra il Dragone e l’Africa si intitola “China-Africa Economic and Trade Expo”. In questo progetto epocale è previsto l’impegno cinese al raggiungimento della sicurezza alimentare africana entro il 2030, comprensivo dello stanziamento di un miliardo di yuan (146,3 milioni di dollari) in aiuti umanitari d’emergenza per i Paesi afflitti da calamità naturali.