Il Pentagono ha mostrato le prime immagini del raid delle forze speciali Usa vicino a Idlib (nel nord della Siria, vicino ad una base americana), che ha portato lo scorso 27 ottobre all’uccisone del capo dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi.
Il video è stato presentato in una conferenza stampa dal generale Frank McKenzie, comandante dell’U.S. Central Command. A registrarlo è stato un drone: mostra i soldati americani mentre si avvicinano al complesso dove si nascondeva il leader dello Stato Islamico e i missili lanciati dagli F-15 e dai droni Mq-9 Reaper, che hanno portato alla distruzione del sito.
«Quando la cattura da parte delle forze Usa era vicina, al-Baghdadi ha fatto esplodere una bomba uccidendo sé stesso e due figli probabilmente sotto i 12 anni», ha detto McKenzie. Il generale ha anche spiegato che sono stati uccisi con lui quattro uomini e due donne. Ma nessuna conferma su quanto affermato dal presidente Donald Trump, secondo cui prima di morire al-Baghdadi stava «piangendo ed implorando». Intanto è stato reso noto che il dna raccolto dai resti dell’uomo è stato confrontato con quello che era stato raccolto durante la sua detenzione a Camp Bucca, in Iraq, confermando l’identità dell’ex numero 1 dell’Isis.
Secondo il Washington Post, il raid è stato possibile grazie al “tradimento” di uno dei fedelissimi di Al Baghdadi: si tratterebbe di un miliziano addetto alla sua protezione durante gli spostamenti. L’uomo, probabilmente, voleva vendicarsi dell’omicidio di un suo parente ordinato dai vertici dell’Isis, ed ha rivelato la posizione dei cunicoli dove si nascondeva il terrorista. Ora lui e la sua famiglia incasseranno la taglia che pendeva sulla testa del numero uno dello Stato Islamico: circa 25 milioni di dollari.