“Prego per la pace, l’unità e la prosperità della nazione”. Con questo messaggio inviato al Presidente iracheno Barham Salim, termina lo storico viaggio di Papa Francesco in Iraq. Un viaggio conclusosi a Erbil, dove il Pontefice ha celebrato l’ultima messa. Oggi il rientro all’aeroporto di Fiumicino, intorno alle ore 13.
Ieri le ultime preghiere nelle terre distrutte dall’Isis. Il Papa si è recato prima a Mosul, la città dove è stato proclamato il Califfato, per visitare la piazza delle Quattro Chiese, distrutta dai terroristi islamici. Tra le macerie ancora evidenti, Francesco ha lanciato un messaggio di speranza: “Oggi riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio. Il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola”.
L’Angelus invece è stato recitato nella cattedrale di Qaraqosh, che i jihadisti usavano come poligono di tiro. La città è sede della più grande comunità cristiana irachena, per anni vittima dei tagliagole di al-Baghdadi. “Adesso è il momento di ricostruire e ricominciare”, è stato l’incoraggiamento del Pontefice, che ha esortato la popolazione a trovare la forza di perdonare. Infine, un ringraziamento a tutte le donne coraggiose del Pese, che continuano a donare la vita, nonostante i soprusi e le ferite.
La messa conclusiva si è svolta nello stadio Hariri di Erbil, in presenza della Madonnina mutilata nelle mani e nella testa dai terroristi. Ultimo ma non meno importante, l’incontro con il padre del piccolo Alan Kurdi, morto insieme al fratello e alla madre sulle coste turche nel settembre 2015 mentre tentavano di raggiungere l’Europa. Un’immagine che racchiude la storicità di questo viaggio voluto dal Papa, nonostante i numerosi rischi dovuti all’emergenza pandemica e alla sicurezza.