ROMA – È iniziato con una melagrana rossa e di ceramica la nuova era del Partito Democratico targata Elly Schlein. Al Nazareno il “simbolo di fortuna, prosperità e salute” è stato donato dalle mani di Enrico Letta alla nuova segretaria del Pd che inizierà ufficialmente il 12 marzo con la prima assemblea. Il nuovo corso sarà “condiviso e plurale”.
Un dialogo privato di un’ora e mezza tra Letta e Schlein sancisce il passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo Pd. Intanto cresce il malcontento nell’ala riformista del partito. Per evitare una veloce migrazione verso altri partiti, proprio Stefano Bonaccini potrebbe essere eletto presidente del partito per una “vera rivincita nei confronti della destra”. Un ruolo di garanzia per l’ala centrista del partito.
Pd: chi lascia e chi rimane
Non tutti hanno digerito l’elezione della svizzero-bolognese. Beppe Fioroni, ex ministro dell’Istruzione del governo Prodi II, contesta la trasformazione del Pd da partito di centro sinistra a “definitivamente di sinistra”, annuncia l’addio ufficiale e la fondazione del network “Piattaforma popolare – Tempi nuovi”. Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, aspetta le prime decisioni di Schlein per capire se rimanere o no nel partito. “Terrà la posizione atlantista o no? Terrà la linea Letta sull’Ucraina o no?” si domanda.
Intanto, le due capogruppo Simona Malpezzi e Debora Serracchiani sembrano pronte al passo indietro. Al loro posto potrebbero arrivare Francesco Boccia e Michela Di Biase. Il vice segretario potrebbe essere Marco Furfaro e Alessandro Zan capo segreteria. Porte aperte per Pierluigi Bersani e Roberto Speranza.
I tre pilastri di Elly Schlein per rifondare il Pd
Il manifesto programmatico della nuova inquilina del Nazareno ruota attorno ad alcuni grandi pilastri in comune con l’agenda del Movimento 5 Stelle. In primo luogo la lotta alla precarietà lavorativa e il salario minimo; poi i diritti civili, con l’obiettivo di ridurre le diseguaglianze e una spinta verso il matrimonio egualitario per le coppie omosessuali. Terzo polastro è la battaglia climatica e la lotta per le tutele sociali con “incentivi per chi acquista green, convenienze e non solo slogan”. E sul sostegno a Kiev va trovata da parte dell’Ue “una pace giusta”.