«I prossimi cinque anni saranno decisivi e senza segnali nitidi la città non ci sarà più». Per Giuseppe Petrocchi sono passate poco più di 24 ore dal suo insediamento ufficiale come nuovo Arcivescovo dell’Aquila fa sentire subito la sua voce.
Si rischia una ghost-town. La città a cui fa riferimento è logicamente il capoluogo abruzzese: L’Aquila. Il Monsignor Petrocchi, durante la cerimonia di riapertura dell’Oratorio si San Giuseppe dei Minimi – complesso della Basilica di San Giuseppe Artigiano nei pressi di Piazza del Duomo – ha parlato a una folta platea di curiosi e di fedeli accorsi per riappropriarsi di uno dei monumenti più danneggiati dal sisma del 2009. L’Arcivescovo ha parlato del pericolo di «un’emorragia demografica gravissima» e di «evaporazione delle promesse degli impegni». E con la parola “evaporazione” il Monsignore fa riferimento alla più conosciuta “fuga dei cervelli”. Per Petrocchi, infatti, se non si cambiano le carte di «tanti giovani preferiranno migrare altrove e ci sarà una fuga di risorse, soprattutto giovani».
Fondi dall’Oriente. La riapertura di «questo bellissimo bene culturale» si deve – afferma l’Arcivescovo – alla «commovente prossimità umana della Repubblica del Kazakhistan». Il Paese asiatico ha infatti donato quasi due milioni di euro e in rappresentanza della Repubblica kazaka era presente alla cerimonia il consigliere dell’ambasciata, Zhanybek Imanaliyev.
Un nuovo oratorio per la rinascita. «C’è stato un lungo germoglio che adesso introduce la primavera». Per il Monsignor Giovanni D’Ercole, Arcivescovo Ausiliare dell’Aquila, il nuovo oratorio è un modo per far rinascere una città dall’anima ferita. Anche il sottosegretario al ministero dei Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni, si è espresso sulla riapertura di questa struttura così fondamentale per la città dell’Aquila: «È un segnale positivo, concreto, reale che permette di guardare avanti con un occhio meno ferito, disilluso».
Paolo Costanzi