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Il monito di Papa Francesco all’Angelus: «I bambini devono essere tutelati»

di Francesca Polacco06 Maggio 2013
06 Maggio 2013

«Vorrei dire con forza che tutti dobbiamo impegnarci con chiarezza e coraggio affinché ogni persona umana, specialmente i bambini, che sono tra le categorie più vulnerabili, sia sempre difesa e tutelata», è il monito lanciato nell’Angelus di ieri da Papa Francesco prima della recita della preghiera mariana del Regina Coeli. Proprio nella giornata che l’associazione Meter, fondata da don Salvatore Di Noto, dedica ai minori vittime di violenza, il Pontefice ha richiamato i fedeli alla “chiarezza e al coraggio” nell’impegno contro la pedofilia, tema ampiamente discusso all’interno della Chiesa. Un’occasione – ha detto Bergoglio – per rivolgere il mio pensiero a quanti hanno sofferto e soffrono a causa degli abusi e, proprio a queste persone, il Papa ha assicurato il suo sostegno e la sua preghiera.
Sa bene Papa Francesco che il tema degli abusi sessuali sui minori da parte di sacerdoti è una delle più grosse spine nel fianco della Chiesa Cattolica e, recentemente infatti, ha ricevuto il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede per invitarlo ad “agire con decisione” contro gli abusi. Ha chiesto di proteggere i minori, aiutare le vittime, intervenire con i dovuti procedimenti contro i colpevoli, sollecitare le iniziative degli episcopati. Un segnale importante, quindi, che denota la volontà di lavorare concretamente per combattere fuori e dentro la Chiesa una piaga secolare.
Nonostante la pioggia, piazza San Pietro era gremita da oltre 50mila persone, tra cui moltissimi giovani, arrivate a Roma da tutto il mondo in occasione del raduno delle confraternite iniziato venerdì. Tra le altre, erano presenti delegazioni dalla Francia, Spagna, Irlanda, Malta, Polonia, Sudamerica e, foltissima, quella del Perù. A loro il Pontefice ha ricordato che non è “al di fuori”, ma “nella Chiesa” che le prime comunità cristiane trovarono la forza di superare le difficoltà. Le confraternite nei secoli sono state «fucina di santità di tanta gente» e ancora oggi devono presentarsi nei diversi territori come «polmone di vita cristiana». «Voi avete – ha sottolineato il Santo Padre – una missione specifica e importante che è quella di tenere vivo il rapporto tra la fede e le culture dei popoli a cui appartenete, e lo fate attraverso la pietà popolare».
Anche l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, ha rivolto il suo saluto alle confraternite: «La presenza delle confraternite è stata spesso strumento di aiuto, di speranza e di fiducia anche se lontano dalle cronache».
Evangelicità, ecclesialità, missionarietà le tre parole attorno alle quali Papa Francesco ha costruito la sua omelia: «Tre parole! Non dimenticarle! E così cammineremo verso la meta del nostro pellegrinaggio terreno, verso quel santuario tanto bello, la Gerusalemme del Cielo», ha concluso il Papa.
Due le indicazioni che Bergoglio ritiene essenziali per ogni cristiano e che ha pronunciato con fermezza: «Credere in Gesù Cristo morto e risorto per i nostri peccati, e amarsi come lui ci ha amati».

 Francesca Polacco

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