Il dato è chiaro e non lascia spazio a interpretazioni: il mercato delle auto europeo e italiano è fermo. Saranno meno di due milioni le auto immatricolate quest’anno (1.919.000), sugli stessi livelli del 2018.
Come si può leggere oggi sulle pagine del Sole 24 Ore e come confermato anche dal Centro studi Promotor, “il commercio procede all’insegna di una sostanziale stagnazione, compatibile con lo scenario di bassa crescita che caratterizza l’area”.
Promotor, che conduce ogni mese un’inchiesta congiunturale sul mercato dell’automobile nuova e usata e sui veicoli commerciali, segnala i fattori che hanno portato all’attuale situazione. “La demonizzazione del diesel – prosegue il centro studi – ha creato forte incertezza negli automobilisti che devono sostituire una vettura perché il mercato non offre al momento soluzioni altrettanto economiche e versatili”.
Non bastano quindi i bonus sulle auto elettriche, attivati da quest’anno. In numeri assoluti il comparto dell’elettrico cresce ancora pochissimo, bene soltanto in percentuale a confronto con il passato. Benefici limitati si hanno per le motorizzazioni a basso o nullo impatto ambientale, che fanno registrare forti tassi di crescita in termini percentuali, ma numeri assoluti ancora residuali.
Tra i cinque principali mercati quello tedesco registra più immatricolazioni ed è l’unico in crescita: le vendite negli undici mesi 2019 sono state 3.323.878 (+3,9%). La Francia ha chiuso gli undici mesi con un calo dello 0,2% e la domanda di auto è in stagnazione, mentre più negativo è il risultato del Regno Unito (-2,7%). La Spagna accusa un calo più consistente del 5,7%.
“In sintesi, il mercato auto Ue ed Efta – spiega Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor – nonostante l’exploit della Germania è altamente probabile che anche il 2020, come il 2019, sia all’insegna della stagnazione”. Il calo sui primi undici mesi dell’anno in Europa è dello 0,3% (dato Associazione costruttori europei dell’auto). Numeri positivi soltanto su base mensile: +4,5% a novembre rispetto al mese precedente. Molto male anche Fca, che segna un -8,7% sul periodo gennaio-novembre 2018.