“Quello con il Pd è un negoziato surreale”. Massimo D’Alema esordisce così nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ribadendo la lontananza delle posizioni tra Mdp e il Partito democratico. Il pontiere Fassino, inviato da Renzi, non è riuscito nell’intento di ricucire, in vista delle prossime politiche, con la formazione che si è sfilata prima dal Pd e poi dalla maggioranza di governo. Le prossime elezioni vedranno quindi due poli della sinistra. “Sarebbe stata necessaria una svolta radicale – dice D’Alema – non le modeste misure promesse a parole e poi negate in parlamento”. Il nodo, afferma D’Alema, non è Renzi ma le scelte politiche del Pd a guida renziana. “Un segnale sarebbe stato esaminare seriamente il provvedimento sull’art. 18 che avevamo proposto”.
Nessun voto utile dunque, che “alla fine schiaccerebbe il Pd, dal momento che il centrosinistra unito ha perso ovunque”. Il 3 dicembre è in programma la convention fondativa del nuovo soggetto politico che, unendo le liste di Mdp, Si e Possibile, si presenterà come alternativa ai dem. “Se avremo dei voti – specifica però D’Alema – non saranno tolti al Pd, ma recuperati dall’astensionismo”. Basta dunque appelli all’unità del centrosinistra, perché comunque “i nostri elettori non votano Renzi”. Ancora in bilico la posizione di Pisapia. L’ex sindaco di Milano, che subordina l’adesione di Campo Progressista all’approvazione da parte del governo di leggi come Ius Soli e biotestamento entro fine legislatura, ha lavorato a lungo ad una lista unica di centrosinistra. “Capisco il suo afflato – dice D’Alema – ma questo progetto unitario non ha nessuna consistenza politica né programmatica”. L’ex premier ha parlato anche di leadership: “Lo decideremo al momento opportuno. Se Grasso decidesse di impegnarsi sarebbe un valore aggiunto straordinario”.
Ai microfoni di Radio Anch’Io è arrivata la replica di Matteo Renzi: “Guardate che Bersani il Jobs Act l’ha votato”, le parole del segretario dem. “Una forzatura, imposta dalla disciplina di partito ed alla quale – sottolinea D’Alema – tanti parlamentari non hanno comunque voluto sottostare uscendo dall’aula”. Una situazione nella quale i bersaniani non vogliono trovarsi di nuovo, in una riedizione della coalizione col Pd.