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HomeEconomia “Il lavoro è precario e sottopagato. Sì al salario minimo”

“Il lavoro è precario 
e sottopagato 
Sì al salario minimo"

Gianluca Torelli responsabile Cgil 

“Cambierebbe la vita di milioni"

di Alessandra Bucchi30 Settembre 2023
30 Settembre 2023
salario minimo

Gianluca Torelli, responsabile Cgil per le politiche giovanili

“Molte persone pur lavorando anche tante ore sono di fatto sotto la soglia di povertà. Si dovrebbe intervenire con il salario minimo”. Lo afferma a Lumsanews Gianluca Torelli, responsabile per la Cgil delle politiche giovanili. Per il sindacalista il lavoro in Italia non solo è precario, ma è anche mal pagato, proprio per questo una retribuzione minima sarebbe un cambiamento fondamentale 

C’è un problema di precariato in Italia?

“In Italia c’è un’esplosione della precarietà e la tendenza a non voler stabilire dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Questi tipi di rapporti di lavoro spesso vengono subiti e non scelti come forma di elasticità o di possibilità di avere un approccio più libero al lavoro. Questo porta poi a un peggioramento della qualità di vita delle persone soprattutto quando è accompagnato a dei salari che sono bassi. Quindi non soltanto il lavoro è precario, ma è anche retribuito male.”

I salari bassi sono dovuti alla mancanza di rinnovi contrattuali che sono bloccati da tempo?

“I rinnovi contrattuali che spesso arrivano dopo anni, e nel frattempo l’inflazione ha fatto crescere il costo della vita. C’è però un problema che per noi è ancora più grave, quello del lavoro povero. Tante persone pur lavorando anche tante ore, di fatto sono sotto la soglia di povertà. Questi lavoratori hanno dei salari anche di tre-quattro euro l’ora. È una cosa vergognosa sulla quale si dovrebbe intervenire con l’introduzione di un salario minimo che in questo momento cambierebbe la vita a milioni di persone che potrebbero avere quantomeno uno stipendio dignitoso. Non è dignitoso lavorare per tre-quattro euro l’ora, su questo dovremmo essere tutti d’accordo, ma a quanto pare non è così.”

I tirocini sono un buon metodo per i giovani per entrare nell’azienda, e per l’azienda di avere personale formato adeguatamente?

“Il tirocinio sicuramente non è uno strumento che basta. Può aiutare se inserito in un contesto dove serve realmente a formare la persona, ma spesso in questo modo si maschera un rapporto di lavoro di sfruttamento. È chiaro che quel tirocinio va inserito in uno scenario complessivo di un mercato del lavoro che funziona, dove quindi c’è una spinta all’occupazione giovanile. Queste misure però hanno dimostrato di non portarci molto lontano, ma di essere soltanto delle misure tampone. Lo abbiamo visto con garanzia giovani e lo vediamo purtroppo anche oggi con le agevolazioni per l’assunzione dei giovani. Queste sono misure che potrebbero pure avere un impatto positivo solo se sono fatte dentro un sistema che in maniera strutturale funziona. Non si può pensare di risolvere il problema della disoccupazione giovanile semplicemente facendo tirocini. C’è bisogno di investimenti più strutturali che diano una spinta a tutta l’occupazione.”

 Le riforme intraprese dal governo Meloni si spingono verso una maggiore stabilità dei contratti?

“Noi pensiamo che quello che sta facendo l’esecutivo va nella direzione opposta. Il giudizio che noi diamo ai provvedimenti del governo Meloni è negativo. Sono scelte che servono soltanto a tirare a campare per i prossimi mesi. C’è poi un’ulteriore nota di rammarico legata al fatto che invece altri Paesi europei stanno mettendo in campo politiche di segno completamente opposto. Questa è la dimostrazione del fatto che, evidentemente, si possono fare delle scelte che favoriscono le lavoratrici e i lavoratori.”

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