ROMA – Ogni anno il 25 novembre nel mondo si ricordano le donne vittime di violenza con manifestazioni, cortei, eventi, campagne di sensibilizzazione. Risale al 1999 l’istituzione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Una violenza che non si ferma e di cui sentiamo parlare ogni giorno, i cui principali fautori sono partner e familiari. I dati raccolti da 15 Centri antiviolenza fotografano la situazione del 2024: 62,3% dei casi a compiere la violenza sulla donna è il partner, nel 15,9% ex partner e nel 10% un familiare; le violenze da parte di sconosciuti risultano meno del 20%.
Scendere nelle piazze, formare lunghi cortei per le strade, invadere gli spazi urbani con il proprio corpo diventa allora per le donne un modo non solo per ricordare tutte le donne uccise da chi doveva amarle, ma anche per affermare la propria volontà di vivere in un mondo in cui non bisogna temere l’uomo che si ha accanto.
Una ragione per cui non bisogna smettere di parlare di violenza di genere e dei femminicidi è che il dibattito pubblico riesce a penetrare nella vita delle persone. Così è stato con “l’effetto Giulia Cecchettin”: negli ultimi mesi sono infatti aumentate le richieste di aiuto al numero anti violenza e stalking 1522.