ROMA – Nessun coinvolgimento del ministero della Giustizia né della polizia penitenziaria sulla vicenda Paragon. È quanto emerge dalle parole che del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Il guardasigilli ha risposto mercoledì 20 febbraio al question time alla Camera a una domanda del deputato Davide Faraone.
Le dichiarazioni di Nordio
In merito a presunti dubbi sull’uso dello spyware di Paragon da parte della Polizia penitenziaria per intercettare i giornalisti., Nordio ha assicurato “che nessun contratto è mai stato stipulato dal Dap, né dal Gruppo operativo mobile né dal Nucleo investigativo centrale con alcuna società privata”. Nessuna persona sarebbe mai stata “intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024 e nessuna mai intercettata dalla penitenziaria”.
La reazione delle opposizioni
Le rassicurazioni di Nordio non mettono però fine alla bufera politica scatenata dall’opposizione. L’asse dell’attenzione riguardo la vicenda dello spyware torna a spostarsi sull’intelligence. La leader del Pd, Elly Schlein, ha attaccato il governo, il cui dovere è “fare chiarezza su chi e per quale motivo spiava” con “quel software, utilizzato esclusivamente da organi dello Stato”.
Stessa linea anche per Matteo Renzi, che a chiesto l’accesso agli atti sulle spese per intercettazione di tutte le Procure della Repubblica. “Lo facciamo perché abbiamo combattuto quando hanno violato la nostra privacy con intercettazioni illegali e perquisizioni illegittime. E allora abbiamo promesso che saremmo andati fino in fondo”, ha scritto sui social il leader di Italia Viva.
Casarini: “Io nel mirino e Almasri liberato”
Dure le parole di Luca Casarini, fondatore di Mediterranea e fra le vittime identificate dello spyware Graphite di Paragon. In un’intervista a Repubblica, l’ex-tuta bianca, oggi capo missione dell’Ong Mediterranea Saving Humans, ha dichiarato che “al momento, solo i servizi segreti hanno ammesso l’uso dello spyware. Significa che la solidarietà è considerata eversiva: questo è indicibile persino per il governo Meloni”. Le conversazioni spiate riguarderebbero anche i rapporti di Mediterranea con la Chiesa e con la Cei. Sulla questione Casarini si è pronunciato escludendo un coinvolgimento del Papa.