“Riformare la Rai significa metterla nelle migliori condizioni per informare, divertire, educare, per poter essere la più innovativa azienda italiana.”. Con queste parole il premier Matteo Renzi si prepara a sfogliare oggi in Consiglio il dossier Rai, mentre i suoi più stretti collaboratori stanno lavorando al testo di un disegno di legge che offra il destro anche per un accordo con gli altri partiti, a partire dal Movimento5 Stelle. Non è escluso un emendamento alla legge Gasparri per velocizzare l’iter in vista della fine del mandato dell’attuale amministrazione dell’azienda che esaurirà le proprie funzioni a luglio.
La rivoluzione ipotizzata da Matteo Renzi per la maggiore impresa televisiva italiana vedrà la nomina di un “capo”, un responsabile con poteri decisionali, che sostituirà l’attuale direttore generale scelto dal governo e sottoposto al vaglio stringente su ogni misura dal consiglio di amministrazione di nomina parlamentare, e poi al controllo della corte dei conti.
Il nuovo piano “pensionerà” i consiglieri di amministrazione “generalisti” che verranno sostituiti da membri selezionati in base alla propria specializzazione (informazione, intrattenimento, cultura, bilancio aziendale…) attraverso una scelta basata, secondo il premier, sull’assoluta trasparenza: curricula online, esame dei singoli candidati, colloqui.
Il piano disegnato dall’agenda del premier mira a smontare il vecchio cda trasformandolo in una vera “fabbrica delle idee aziendali” più snella, di supporto all’amministratore delegato, con sette membri di cui tre nominati dal Consiglio dei ministri su proposta del ministero dell’Economia, tre dalle Camere in seduta comune e uno votato dai dipendenti Rai.
Le ipotesi sulla governance fino a ieri erano due. La prima mira a un cda molto snello, con cinque componenti al posto degli attuali nove: l’amministratore delegato nominato dall’azionista, il Tesoro, con pieni poteri e gli altri quattro membri del consiglio nominati dalla commissione di Vigilanza, come accade attualmente, o, in alternativa, dai presidenti di Camera e Senato. Tuttavia vi è anche la possibilità che un membro sia scelto come rappresentante dei lavoratori e un altro da un organismo esterno come la Conferenza Stato regioni.
La seconda soluzione è quella che fa riferimento al modello duale: un consiglio di sorveglianza con i componenti designati da più organismi come Anci , Conferenza Stato-Regioni, Anica Fieg, Fnsi, rappresentanti dei lavoratori e un comitato di gestione ristretto di tre membri, con un amministratore delegato con pieni poteri e due consiglieri, uni con delega sui contenuti editoriali e uno con deleghe finanziarie.
La nuova figura dell’amministratore delegato che approderà a viale Mazzini disporrà di ampi poteri e farà parte del consiglio di amministrazione: scelta che, secondo il premier Renzi, cancellerebbe una delle anomalie Rai rappresentata dal fatto che l’attuale direttore generale dispone solo del potere di proposta e non di voto.
Un’altra novità in casa rai potrebbe essere la realizzazione di tre reti tematiche di cui una senza pubblicità, per rendere le tre reti ammiraglie “ad alta specializzazione tematica”, con un canale generalista, uno per l’innovazione, sperimentazione e nuovi linguaggi e uno a carattere più spiccatamente culturale, di servizio pubblico, preferibilmente senza pubblicità. Un’ipotesi discussa durante la riunione del presidente del Consiglio Renzi con in componenti Pd della commissione di Vigilanza.
Samantha De Martin