Massimo Scalia è uno dei padri dell’ambientalismo scientifico in italia. Professore di fisica matematica alla Sapienza di Roma, è il fondatore di Legambiente.
Cosa pensa del nucleare di quarta generazione?
I progetti di quarta generazione sono stati patrocinati dal “Generation IV International Forum” in cui sono illustrati sei schemi di reattore, tre “veloci” e tre termici. Sono sei modi per produrre energia dalla fissione. Sono sempre stati pensati come reattori di potenza, perché avrebbero dovuto sostituire la mitica “generazione 3 plus”, quella che ha clamorosamente fallito in Francia, Olanda e Finlandia. Gli unici ad essere in funzione sono in Cina. La fissione non ha risolto il problema di fondo rispetto alla produzione delle scorie: la sicurezza deve essere garantita dal principio fisico di funzionamento del reattore. La fisica del reattore deve essere concepita in modo tale che il reattore si auto-regoli, quindi quando ci sono delle escursioni di temperatura o pressione si ripristina l’andamento non rischioso del reattore.
È vero che nel progetto Carem il “reattore ad acqua pressurizzata” è molto sicuro?
È falso. Adesso hanno immaginato di realizzare reattori più piccoli, modulari, che viaggiano su 100 megawatt circa. Se ne discute già da dieci anni, dai tempi del referendum del 2011, ma non si sfugge alla critica di fondo che è quella di cui già parlava nel 2007 Carlo Rubbia, in una famosa intervista a Repubblica, cioè che se non si ripensa alla fisica del reattore non c’è spazio per la quarta generazione o almeno per un suo uso diffuso. Ora se ne parla nella prospettiva del “Net- zero 2050”, ovvero l’azzeramento delle emissioni carboniose entro il 2050. Questa quarta generazione, quand’anche impiegata diffusamente, assicurerebbe una bassa percentuale di produzione elettrica.
Quindi chiamarlo nucleare verde è improprio?
Possono sostenerlo soltanto i sostenitori dell’energia nucleare. Soprattutto quando potrebbe dare questo suo contributo energetico? I progetti dei reattori modulari non vedranno la luce prima del 2030, quando il mondo già funzionerà al 40% con le energie rinnovabili. Rispetto a queste il nucleare è nulla. Quelli che contano sono i consumi finali di energia, non le fonti primarie. Perché quando approvvigiono energia ho tutta una catena di perdite, per raffinazione o per trasferimento. Se lo scarto è notevole, evidentemente siamo di fronte a un problema. Non a caso anche l’Unione europea pone come obiettivi i consumi e non il fabbisogno. Le centrali elettro-nucleari, al pari di tutte quelle termoelettriche, rappresentano un fallimento tecnologico dal punto di vista del rendimento. Nel caso delle nucleari è pari al 33%, il che significa che i 2/3 del calore che produco lo devo buttare. Il nucleare nel 2020 è stato superato anche dalle fonti rinnovabili, che sono invece in crescita vertiginosa.