Lo scandalo sulle operazioni finanziarie sospette della Segreteria di Stato Vaticana coinvolte indirettamente anche Giuseppe Conte. Secondo un articolo comparso ieri sul sito del quotidiano britannico Financial Times, il fondo “Athena Global Opportunities”, gestito dall’imprenditore Raffaele Mincione e sostenuto dal Vaticano, avrebbe assunto Conte per un parere legale, poche settimane prima che diventasse presidente del Consiglio, nel maggio dello scorso anno.
Nulla di strano, se non fosse che l’oggetto della consulenza richiesta al premier riguarda la scalata del gruppo Fiber 4.0, controllato dall’Athena Fund, a “Retelit”, società italiana del campo delle telecomunicazioni. Quando Fiber non riuscì a completare l’acquisizione di Retelit, battuta dai tedeschi di Shareholder Value Management e dalla compagnia di telecomunicazioni di stato libica, Mincione si rivolse a Conte, che il 14 maggio suggerì al suo cliente di appellarsi alla “golden power”. Ovvero la clausola che permette al governo italiano di impedire che il controllo di aziende strategiche per gli interessi nazionali possa finire sotto mani straniere. Il 31 maggio Conte diventa premier e appena una settimana dopo il Consiglio dei Ministri è chiamato a decidere sulla questione Retelit.
Il premier al momento affida il suo commento a una nota diramata nella notte da Palazzo Chigi: “Per evitare ogni possibile conflitto di interesse, il presidente Conte si è astenuto anche formalmente da ogni decisione sulla questione. In particolare non ha preso parte al Consiglio dei Ministri del 7 giugno 2018, nel corso del quale è stato deliberato l’esercizio dei poteri di golden power, astenendosi formalmente e sostanzialmente da qualunque valutazione. Si fa presente che in quell’occasione il presidente Conte era impegnato in Canada per il G7. Pertanto non esiste nessun conflitto di interesse”.
Un commento che però non convince il leader dell’opposizione Matteo Salvini: “Se quello che scrive il Financial Times fosse solo parzialmente vero in qualsiasi paese ci sarebbero le dimissioni tre minuti dopo”.