HomeCronaca Il dopo elezioni: terremoto anche nei partiti. Monti: «Chi ha causato tutto ciò deve riflettere»

Il dopo elezioni: terremoto anche nei partiti. Monti: «Chi ha causato tutto ciò deve riflettere»

di Marcello Gelardini09 Maggio 2012
09 Maggio 2012

Monti all’attacco dei partiti. «Rifletta chi ha causato tutto questo». Dopo il silenzio elettorale Monti torna a parlare. In occasione di un convegno organizzato dalla Commissione Europea il Presidente del Consiglio torna sulla questione dei suicidi legati alla crisi economica e si scaglia contro i partiti rei, a suo avviso, di aver provocato tali «gravi conseguenze umane».
Immediate le reazioni degli “accusati”: per il senatore della Lega Enrico Montani le parole di Monti sono «uno schiaffo alla Costituzione, che garantisce la dignità e la salvaguardia del lavoro e dell’impresa; ci saremmo aspettati più vicinanza alle famiglie di chi si è tolto la vita perché strozzato da questo Stato-predone piuttosto che tirare fuori le colpe degli altri» mentre il capogruppo Idv alla Camera Donadi concorda sul fatto che «il responsabile della crisi che ha portato il Paese sull’orlo del baratro è il tragicomico governo PdL-Lega» ma, al tempo stesso, ammonisce il premier per aver «dismesso la sobrietà» che ha contraddistinto i primi mesi di governo.
Un voto impietoso. Intanto i partiti riflettono sui risultati delle amministrative. Per loro il quadro che emerge dall’analisi sui flussi elettorali svolta dall’Istituto Cattaneo non è confortante. Più o meno tutte le forze cosiddette “tradizionali” sono uscite notevolmente ridimensionate. A rimetterci soprattuttola Lega: con lo scandalo rimborsi ancora fresco nella mente del “popolo verde”, il Carroccio a conti fatti ha perso il 67% del proprio elettorato, vanificando l’exploit delle politiche 2008. Ma la situazione non è migliore neanche per gli altri: il PdL registra un calo del 44,8%, il Pd del 33% mentre l’Idv sprofonda a un meno 58%; unico a reggere il Terzo Polo che in media accusa una perdita dello 0,2% ma che guadagna lo 0,4% dove non si è alleato con i grandi partiti.
Tutti d’accordo sul vincitore (almeno morale): Beppe Grillo e il suo Movimento Stelle, che incrementa il proprio rendimento dell’8,4% pur presentandosi in soli 101 comuni (concentrati prevalentemente al Nord) sui 941 al voto.
Determinante anche il partito degli astenuti. In ulteriore calo rispetto al passato (di oltre il 6%) l’affluenza alle urne è ai minimi storici segno, assieme al risultato dei grillini, del trionfo dell’antipolitica. A rimetterci in gran parte il centrodestra; è stato infatti calcolato che un terzo degli astenuti nel 2008 aveva votato per Berlusconi.
Manovre elettorali in vista. Dati che aprono un nuovo fronte nel Pdl. E se Alfano ammette senza mezze misure la sconfitta è lo stesso Berlusconi, che al contrario non vuole sentir parlare di debacle, ad imprimere un’accelerata. Convocato nella serata di ieri lo stato maggiore del partito; si è parlato di legge elettorale e di strategie per il futuro: «Non è più ipotizzabile l’appoggio sdraiato al governo Monti» avrebbe affermato l’ex premier; la sensazione in via dell’Umiltà è che il sostegno incondizionato alle scelte dell’esecutivo tecnico abbia pesato non poco sul voto.
Anche le forze di centro scaldano i motori, con Casini che ritiene già sorpassata l’idea del Terzo Polo in quanto «importante per chiudere la stagione di Berlusconi ma ora non più sufficiente a rappresentare le esigenze di novità e cambiamento» richieste attraverso le urne dall’elettorato.
Il Pd, dal canto suo, pur confermando l’appoggio a Monti fino alla fine della legislatura starebbe lavorando ad un “patto di legislatura” con lo stesso Casini e con Di Pietro.
Sembra dunque partita, in anticipo rispetto alle previsioni, la macchina elettorale per le prossime politiche; tutti d’accordo su un punto: bloccare la minaccia Grillo.
Recuperare il Porcellum? Non è detto che, per fare ciò, si ricorra una volta ancora al tanto vituperato Porcellum; secondo il sito Il Retroscena diverse sarebbero le ragioni che porterebbero ad una decisione del genere: innanzitutto con il premio di maggioranza le grandi coalizioni si garantirebbero un buon numero di seggi sia in caso di vittoria che di sconfitta (rispettivamente 360 contro 270), per non parlare della possibilità di lasciare fuori dal Parlamento le forze con un rendimento inferiore all’8%.
Per come si stanno mettendo le cose sarebbe uno scenario assolutamente gradito ai più.

Marcello Gelardini

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