NEWS ANSA

Sito aggiornato alle 13:00 del 28 marzo 2025

HomeCronaca Il disimpegno militare Usa: un riposizionamento strategico nella competizione con la Cina

Il disimpegno militare Usa
un riposizionamento strategico
nella competizione con la Cina

L'intervista a Gianluca Pastori

"L'Europa non sostituirà gli Usa"

di Filippo Saggioro18 Marzo 2025
18 Marzo 2025

Gianluca Pastori

Il disimpegno militare americano fuori dai propri confini, promosso dall’amministrazione Trump, spaventa i governi di molti Paesi del “terzo mondo”. Gianluca Pastori, professore associato in Storia delle relazioni politiche del Nord America all’Università Cattolica di Milano, spiega a Lumsanews i dettagli di questo riposizionamento dell’esercito statunitense nel mondo.  

In cosa consiste nel concreto il disimpegno militare americano che vuole Trump?

“L’intenzione è di ridurre la quantità di personale e di influenza militare statunitense nelle diverse aree di presenza globale. Questo significa una tendenza dell’amministrazione americana a essere meno presenti militarmente in conflitti che dovessero scoppiare al di fuori di zone di diretto interesse”.  

Qual è l’obiettivo della nuova amministrazione americana in politica estera? 

“Trump, più che un ridimensionamento dell’esercito statunitense nel mondo, vuole un suo riposizionamento. L’obiettivo dichiarato è quello di concentrare più risorse possibili nella competizione con la Cina, quindi di spostare le forze americane nell’Indo-pacifico”. 

Crede che il disimpegno militare americano potrà provocare altre crisi simili a quella somala sullo scacchiere internazionale? In particolari in Paesi “deboli” politicamente?

“Il riposizionamento degli Stati Uniti apre spazi di opportunità per altri attori, che possono essere locali o potenze internazionali. Inoltre, il rischio è la proliferazioni di crisi umanitarie che potrebbero richiedere un’intervento esterno. Bisogna però sottolineare come la politica interventista americana nei Paesi del terzo mondo non abbia sempre operato da deterrente all’esplodere di queste crisi, ma più spesso è stata una risposta all’esplosione di situazioni di caos che non si sono sapute contenere”. 

L’Europa potrà avere un ruolo decisivo nel garantire la sicurezza in Paesi come la Somalia, dopo questo riposizionamento americano?

“Vedo problematico un intervento unitario dell’Unione europea per alcuni motivi: la difficoltà politica di prendere le decisioni; la percezione che abbiamo dell’Ue, ovvero quella di una potenza civile e non militare; la mancanza di un esercito comune europeo. Pensare che l’Europa possa sostituire gli Stati Uniti sul piano militare, dunque, mi sembra quantomeno velleitario. Questo costringerà in ogni caso l’Europa a muoversi in questo senso”

Ti potrebbe interessare

logo ansa
fondazione roma

ARTICOLI PIU' LETTI

Carlo Chianura
Direttore delle testate e dei laboratori
Fabio Zavattaro
Direttore scientifico
@Designed & Developed by Bedig